Above The Clouds – Ilario Ferrari Trio

Above The Clouds – Ilario Ferrari Trio

Etichetta discografica: Elsden Music

Data di uscita: 11 ottobre 2024

Ilario Ferrari, pianista e cantante, giunge al suo quarto album con uno stile compositivo maturo e personale. Le sue influenze musicali spaziano dal jazz classico alla musica classica, dal soul ai ritmi del sud Italia, creando un amalgama sonoro unico e riconoscibile. Above The Clouds vede Ferrari collaborare con Charlie Pyne al contrabbasso e Katie Patterson alla batteria, due musiciste di talento che arricchiscono il suono del trio con grande maestria ed interplay. Il trio, formatosi durante il lockdown del 2020, ha sviluppato una sinergia musicale profonda che traspare in ogni brano dell’album.

Domande all’artista

Abbiamo avuto piacere a porre ad Ilario Ferrari alcune domande sul nuovo album:

Quali sono le origini e le influenze musicali di Ilario Ferrari e come si riflettono nel suo lavoro con il trio?

Nonostante cominciai a giocare con il piano a 11 anni, da adolescente mi sono innamorato perdutamente della musica grazie alla chitarra elettrica. Ho vissuto molte importanti esperienze in diverse band rock (anche heavy metal), mentre studiavo il pianoforte da autodidatta e scoprivo il linguaggio del jazz. Le mie influenze musicali sono varie: Amo la musica classica e Bach ad esempio è un compositore a cui torno spesso, sebbene anche Ravel, Chopin e Mozart abbiano un posto speciale nel mio cuore. Mi piace pensare a queste sessioni come a “A lezione con i maestri”. Lo stesso vale per il jazz/Soul. Devo tantissimo a Bill Evans, Duke Ellington, Keith Jarrett, Esbjörn Svensson, Michel Petrucciani, Donny Hathaway, Stevie Wonder, Charlie Parker e Herbie Hancock etc.. Il loro lavoro riappare continuamente nei miei studi e ispira il mio approccio alla composizione e alla performance. Durante la realizzazione del nuovo album, mi sono anche ritrovato ad ascoltare, ad esempio, Everything is Going to Be OK dei GoGo Penguin, Abbey Road dei Beatles e Seven Days of Falling degli EST. I miei due lavori precedenti sono stati strumentali, e il nostro album di debutto è, in un certo senso, un album di piano trio più “tradizionale”. In questo lavoro, ho voluto avvicinarmi a un’espressione artistica più autentica possibile, combinando il mio amore per la canzone ed il canto con le possibilità di interplay e improvvisazione che il trio jazz, e in particolare il nostro trio con Charlie e Katie, consente. È avvenuto tutto in modo molto spontaneo, considerando che Charlie e Katie sono entrambe ottime vocalist e hanno un background anche nella musica rock/pop.

In che modo il tuo trio si distingue nel panorama musicale jazz e quali sono le caratteristiche distintive del suo suono?

Il nostro trio è un’entità unica. Dal primo momento in cui ci siamo incontrati e abbiamo suonato le prime note, ho sentito che stava avvenendo qualcosa di unico e irripetibile. Per me, siamo come una band pop/rock, solo che ci esprimiamo essenzialmente tramite il jazz. Molti trio possono funzionare anche se la sezione ritmica cambia; nel nostro caso, però, mi permetto di dire che questo trio è il risultato della sinergia di tre anime, e non sarebbe così se uno di noi non fosse presente. A livello di suono, sicuramente il combinare le armonie vocali con la parte improvvisata e strumentale è un tratto distintivo. Charlie ed io ci alterniamo nelle parti soliste. Come ho scritto prima, il concetto di “band”, che fa parte della cultura musicale inglese e del background di tutti noi tre, ha ispirato la mia volontà di catturare il suono del trio in studio suonando tutti gli strumentali dal vivo nella stessa stanza. Abbiamo poi registrato le voci in un secondo momento, sempre tutti e tre insieme intorno al microfono. Quindi, sia a livello strumentale che vocale, gli ascoltatori potranno gioire dell’unicità di tre esseri umani che si incontrano per fare musica insieme. In generale, mi considero un compositore a prescindere dalla mia passione per il pianoforte, la chitarra e il canto; il mio approccio da compositore alla scrittura è un altro tratto distintivo.

Come si evolve la tematica delle relazioni nell’album “Above the clouds” e in che modo il trio traduce questa tematica in musica?

Ho immaginato un viaggio della mente in cui alcuni brani affrontano queste relazioni da un punto di vista “etereo” e altri da un punto di vista più “terreno”. Il brano di apertura, ad esempio, “Earthrise”, che Jazz in Family ha suonato, è una celebrazione del sentimento che gli astronauti dell’Apollo 8 hanno provato la prima volta che hanno visto la nostra “Terra” sorgere dalla Luna. Mi sono immedesimato in questo grande amore che hanno provato e ho cercato di rappresentarlo in musica. Quando ho portato l’idea a Charlie e Katie, abbiamo lavorato sul suono e sulla nostra interazione. Per esempio, Katie accompagna il solo di Charlie usando tamburi effettati con un ampio riverbero; le armonie vocali sono molto eteree, come le armonie al pianoforte, comunicando l’idea di un’alba dallo spazio. In generale, credo che faccia bene al nostro animo immaginare il nostro pianeta come un tutt’uno; per citare gli astronauti: “Non vedevamo città, nazioni, confini… in un universo buio e nero, la Terra era l’unica nota di colore, una perla blu!” Il disco ha naturalmente risentito dell’influenza di ciò che è accaduto nelle nostre vite durante la scrittura; per esempio, il brano “Leah Meets Laika” è una dedica a una mia studentessa, Leah, che ci ha lasciato in tenera età. Un po ’per superare il lutto e un po ’come dedica a lei e alla sua famiglia, ho immaginato che lei si sia incontrata in cielo con Laika, il primo cane mandato nello spazio dai russi. Questo ha dato vita a una ballad molto dolce con un finale a sorpresa: un coro di bambini a cui ha partecipato anche il fratello di Leah. È stato un momento molto toccante. Non ho una risposta univoca a come abbiamo tradotto il tema delle relazioni in musica; brano per brano abbiamo affrontato la questione in modo diverso, usando le nostre abilità strumentali, vocali ed effetti sonori applicati agli strumenti. L’idea dietro il lavoro è che con la musica possiamo osservare le nostre vite da una prospettiva più ampia, che può aiutarci a superare le “nuvole” che si possono formare perché siamo magari troppo presi dai nostri pensieri o da un particolare avvenimento nella nostra vita, facendoci sentire disconnessi dalla nostra anima.

Un viaggio musicale tra cielo e terra

Above The Clouds è un album che esplora il tema delle relazioni da diverse prospettive. Attraverso un linguaggio musicale che fonde jazz contemporaneo, canzone d’autore e influenze classiche, il trio crea un’atmosfera intima e suggestiva.

Brani come “Summer Lullabies”, composta da Charlie Pyne, evidenzia l’interazione del trio mentre “Leah Meets Laika”, già citata per la dedica ad una giovane scomparsa, mostrano la profondità emotiva e la delicatezza compositiva di questo lavoro. L’utilizzo di armonie vocali, a volte eteree a volte più terrene, arricchisce ulteriormente la tavolozza sonora del disco.

La collaborazione come chiave di volta

La registrazione di Above The Clouds ha visto la partecipazione di diversi collaboratori di rilievo. Tra questi, il produttore Curtis Schwartz, il fonico Joe Jackson, che ha curato anche il missaggio, e Nick Watson di Fluid Mastering per la masterizzazione.

Di particolare rilievo è la presenza di un quartetto d’archi nel brano che dà il titolo all’album e la partecipazione di un coro di bambini in “Leah Meets Laika“, elementi che contribuiscono a creare un’atmosfera magica e commovente.

Un’anima jazz, un cuore rock

Above The Clouds è un album jazz, ma con un cuore generoso. Il trio, con la sua energia rock e l’anima jazz, crea un suono unico e riconoscibile. L’interplay tra i musicisti è palpabile, come se fossero un’unica entità che respira all’unisono. La fusione di stili, l’approccio innovativo e la maestria tecnica fanno di questo disco un lavoro che sicuramente catturerà la vostra attenzione regalandovi momenti di puro piacere musicale.

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