André Manoukian – Apatride
Dopo la puntata nella quale avevamo riportato all’attenzione di voi tutti la figura di Primo Levi, eccoci che mettiamo, sotto i riflettori, la questione del genocidio armeno. L’Armenia ci viene ricordata da un jazzista franco- armeno: André Manoukian.
L’idea dell’album nasce durante una riunione di famiglia.
Nel suonare qualcosa al pianoforte, viene invitato dalla nonna ad accennare qualche pezzo tradizionale del suo mondo d’origine. Un mondo verso il quale, il nostro autore, serbava una sorta d’allergia, per usare un termine… morbido. L’accenno delle note, suonato dalle dita morbide della nonna, gli fan credere di sentir Satie. In realtà era il suo mondo d’origine: la martoriata Armenia. Qui inizia a navigare in nuovi territori sonori, armate di tamburi sacri iraniani, un violoncellista turco, un cantante siriano, un duduk armeno, ritmi “Alaturka”, spingendo i confini mentali a disegnare i contorni di un Paradiso perduto, tra Vienna e Samarcanda, alla ricerca del tempo di un concerto, dell’anima dei suoi antenati.
E’ chiaro che non mancano i riferimenti al jazz d’oltreoceano.
Un esempio di quante cose belle verrebbero fuori se tra le diverse culture di questo nostro mondo si pensasse a dialogare e a cancellare le guerre.
André Manoukian, arrangiatore, scrittore e musicista jazz franco-armeno, oltre che noto attore e personalità televisiva francese. Egli è stato un giurato di vari programmi come i talent-scout alla X Factor o Danzando con le Stelle francesi.
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