Big Visit di Emma Rawicz e Gwilym Simcock – Intervista a Emma

Big Visit – Emma Rawicz e Gwilym Simcock

Etichetta discografica: ACT

Data di uscita: 28 marzo 2025

In un panorama musicale in continua evoluzione, l’incontro tra menti affini capaci di trascendere le individualità per dar vita a un’entità sonora coesa rappresenta sempre un evento di notevole interesse. È questo il caso di Big Visit, l’ultima fatica discografica che vede protagonisti la talentuosa sassofonista Emma Rawicz e l’eclettico pianista Gwilym Simcock. Un album che sin dal titolo evoca una visita “importante”, un incontro di anime musicali che promette scintille e, come vedremo, mantiene ampiamente le aspettative.

Introduzione agli Artisti e a Big Visit

Gli Artisti

Emma Rawicz, astro nascente del panorama jazzistico europeo, ha rapidamente conquistato la scena musicale continentale sin dal suo ingresso nell’orbita dell’etichetta ACT lo scorso anno. Sassofonista di spicco, capace di destreggiarsi con maestria tra il tenore e il soprano, Rawicz non è estranea a progetti di ampio respiro, dirigendo con piglio sicuro la sua omonima big band. La sua formazione presso la Royal Academy of Music ha gettato le basi per un talento poliedrico e una visione musicale in continua espansione.

Emma Rawicz

Al suo fianco troviamo Gwilym Simcock, pianista di fama internazionale la cui carriera è costellata di collaborazioni prestigiose, tra cui spicca la tournée mondiale con Pat Metheny. Il suo album per ACT, “Good Days At Schloss Elmau”, ha ricevuto una nomination al Mercury Prize, testimoniando la sua profonda sensibilità musicale e la sua capacità compositiva. Simcock è inoltre attivo nel campo delle commissioni orchestrali ed è riconosciuto come un interprete solista di eccezionale caratura. Per la realizzazione di Big Visit, Simcock ha rivestito un ruolo cruciale, selezionando personalmente il pianoforte Steinway “D” per la registrazione e curando anche la produzione e il missaggio dell’album. Anche il suo percorso formativo lo ha visto frequentare la Royal Academy of Music, creando un terreno fertile di riferimenti comuni con Rawicz.

Emma & Gwylim

Big Visit

L’idea di un duo, come rivela la genesi del progetto, è stata attivamente incoraggiata da Andreas Brandis, figura di spicco di ACT. L’incontro artistico tra Rawicz e Simcock ha avuto un momento germinale in un progetto per big band presso la Royal Academy of Music all’inizio del 2023, dove Simcock aveva composto nuova musica per la RAM Jazz Orchestra e Rawicz aveva avuto l’opportunità di parteciparvi. L’ammirazione di Rawicz per Simcock era preesistente a questo incontro, e al termine del progetto è nata la proposta di esplorare ulteriormente la loro intesa musicale. Da una prima data in duo sono rapidamente seguiti incontri regolari dedicati alla sperimentazione e alla creazione, culminando nella proposta, accolta con entusiasmo da entrambi pur non avendo ancora debuttato dal vivo in duo, di realizzare un album.

La Genesi e lo Spirito di Big Visit attraverso le Parole di Emma Rawicz

Per comprendere appieno la natura di Big Visit, è imprescindibile immergersi nelle parole dei suoi protagonisti, tratte dall’intervista esclusiva rilasciata a noi di Jazz in Family:

L’Inizio della Collaborazione e la Genesi di “Big Visit”

1. Sappiamo che l’idea del duo è stata fortemente incoraggiata da Andreas Brandis di ACT. Come ha preso forma la tua collaborazione con Gwilym Simcock? C’è stato un momento o una conversazione particolare che ha dato il via alla creazione di Big Visit?

Ho conosciuto Gwilym per la prima volta in modo approfondito grazie a un progetto per big band alla Royal Academy of Music all’inizio del 2023, dove studiavo in quel periodo.

Gwilym aveva scritto una serie di nuovi brani per big band destinati alla RAM Jazz Orchestra, e per me fu un’emozione enorme essere scelta per far parte del progetto. A quel punto, Gwilym era già uno dei miei eroi musicali, e ascoltavo e mi lasciavo ispirare dalla sua musica da qualche anno. Il progetto è stato fantastico, e una volta terminato, gli ho chiesto se gli sarebbe piaciuto suonare insieme anche al di fuori dell’Accademia. Ha detto di sì! Presto abbiamo fissato la nostra prima data come duo e abbiamo iniziato a incontrarci regolarmente per provare e sperimentare idee, esclusivamente in vista del concerto. Quando Andreas e Michael hanno proposto l’idea di un album in duo, siamo rimasti sorpresi (non avevamo ancora suonato il primo concerto!), ma entusiasti.

Da quel momento abbiamo iniziato a scrivere nuova musica, a provare insieme e, nei mesi successivi, il concept dell’album ha iniziato a prendere forma.

Contrasti Musicali: Composizione e Interpretazione

2. L’album gioca con contrasti tra momenti di profonda calma e altri di intensa energia. Come si traduce questa dicotomia nella composizione e nell’interpretazione dei brani?

Credo che io e Gwilym abbiamo molte influenze musicali in comune, che spaziano dalla bellezza lirica a momenti di pura energia e gioia. Per me, questo equilibrio, sia all’interno dell’album che nei singoli brani, è essenziale per rendere la musica coinvolgente ed emozionante. Nella parte improvvisata, questa gamma di dinamiche ed emozioni avviene in modo naturale, senza bisogno di troppe discussioni o pianificazioni. Per quanto riguarda la composizione, invece, il contrasto è stato più intenzionale: ho cercato di scrivere brani con molte sezioni, alcune completamente strutturate e altre totalmente libere. Il mio obiettivo era creare una tela su cui due soli musicisti potessero generare contrasti e raccontare una storia con la stessa ricchezza espressiva di un ensemble molto più ampio.

Un Esempio di Equilibrio Cruciale

3. C’è un brano in cui questo equilibrio è stato particolarmente cruciale?

Il primo che mi viene in mente è The Shape of a New Sun, che passa da momenti meditativi con un solo pedale del pianoforte a sezioni improvvisate intense ed energiche. Mi piace particolarmente il risultato finale di questo pezzo!

Storie Dietro i Titoli dei Brani

4. Alcuni titoli dei brani hanno un tocco giocoso e riferimenti personali, come The Drumbledrone, legato alla tua infanzia nel Devon. Puoi raccontarci la storia dietro un altro titolo, magari His Great Adventure o Optimum Friction?

Entrambi i brani sono stati scritti da Gwilym, ma mi ha raccontato qualcosa sulla scelta dei titoli! His Great Adventure è dedicato a suo figlio, mentre Optimum Friction prende il nome dal groove dissonante della mano sinistra del pianoforte, che ha, secondo noi, il livello ottimale di tensione e attrito!

L’Intreccio tra Influenze Extra-musicali e l’Album

5. Shape of a New Sun è ispirato a un romanzo di Chimamanda Ngozi Adichie, mentre You’ve Changed richiama un ricordo felice dei tuoi anni di studio. In che modo queste influenze extra-musicali si intrecciano con la composizione e l’atmosfera dell’album?

Abbiamo affrontato la realizzazione di questo album con l’intento di creare il miglior lavoro possibile, non solo come musicisti, ma come esseri umani. Investiamo molta emozione nella nostra musica, quindi attingere a influenze extra-musicali è stato un passaggio naturale. Per noi, la musica è un’estensione della vita reale, non un esercizio puramente tecnico. Tutti i brani sono stati scelti o scritti per il loro significato emotivo o creativo, più che per un concetto musicale astratto. Per questo, l’aspetto extra-musicale è tanto rilevante quanto quello musicale nell’album.

Il Fascino del Duo: Stimoli e Dinamiche Intime

6. Dirigi una big band, mentre Gwilym Simcock è coinvolto in diversi progetti orchestrali. Cosa rende il formato del duo particolarmente stimolante per entrambi? Quali dinamiche uniche emergono in questa dimensione più intima?

Chiunque conosca Gwilym sa che è un eccezionale performer solista, come dimostrano i suoi album per solo pianoforte. Per lui, quindi, il duo non è una situazione così insolita. Per me, invece, è stata una sfida che mi ha portato a crescere non solo come musicista, ma anche come persona. Ho dovuto lavorare sulla fiducia in me stesso e nel mio compagno di palco, perché suonare in un contesto così esposto era una novità assoluta! Gwilym, però, è il musicista perfetto con cui affrontare questo viaggio, e mi ha aiutato a uscire dal mio guscio. Ho scoperto una libertà di improvvisazione e creatività musicale che non avevo mai sperimentato prima, e ogni volta che suoniamo insieme questo aspetto si sviluppa ulteriormente. In sintesi, un duo offre grande libertà, ma richiede anche molta fiducia, sia in sé stessi che nell’altro musicista!

Aneddoti sulla Sintonia Musicale

7. La vostra forte sintonia musicale e la naturalezza nella comunicazione sono spesso sottolineate, in parte grazie a riferimenti e mentori comuni. C’è un aneddoto che illustra questa connessione? Magari un momento in cui un’idea musicale è nata spontaneamente o una sfida che avete superato insieme in studio?

Ci sono stati vari momenti in studio in cui sembrava avessimo la stessa idea nello stesso momento, concludendo una frase musicale perfettamente all’unisono. È stata una sensazione incredibile! Questo è accaduto anche nella fase di composizione, quando ci scambiavamo nuovi brani. Un esempio chiaro è quando abbiamo provato per la prima volta The Shape of a New Sun: appena abbiamo smesso di suonare, abbiamo detto contemporaneamente: “Dobbiamo ripetere la sezione A sopra un pedale!” e siamo scoppiati a ridere, perché è stato strano avere lo stesso pensiero esatto nello stesso istante!

Il Ruolo di Gwilym Simcock nella Produzione dell’Album

8. Gwilym Simcock ha personalmente selezionato lo Steinway “D” per la registrazione e ha anche ricoperto i ruoli di produttore e ingegnere del mix. Come ha influenzato il suono finale dell’album? E com’è stato lavorare con lui anche dietro le quinte?

Lavorare con Gwilym è stato un sogno, e gran parte del suono dell’album è merito suo. Ha una grande esperienza in studio e riesce a trovare il giusto equilibrio tra entusiasmo e dedizione alla musica, e pragmatismo e competenza tecnica. Sa creare un ambiente perfetto in cui puoi essere vulnerabile e dare il massimo in ogni take, ma anche essere pratico e onesto nel valutare ciò che hai appena registrato. È una qualità rara, e mi sento davvero fortunato ad aver vissuto un’esperienza così positiva nella realizzazione di questo album.

Un Mosaico Sonoro Tra Calma e Impeto

Big Visit si configura come un raffinato esempio di jazz contemporaneo, intriso di una liricità che affonda le radici in un comune sentire musicale. Le influenze spaziano da una bellezza melodica intrinseca a momenti di vibrante energia e improvvisazione.

Il potenziale espressivo del duo Rawicz-Simcock

La scelta del duo, un organico apparentemente scarno, si rivela sorprendentemente fertile, offrendo a entrambi i musicisti uno spazio di libertà espressiva in cui la conversazione musicale diviene protagonista assoluta. Come sottolineato da Krzysztof Komorek in occasione del loro primo concerto londinese, la loro “comunicazione e interazione conversazionale sono state superbe”.

Un album di contrasti: introspezione e dinamismo

L’album gioca sapientemente con i contrasti, alternando momenti di profonda introspezione a esplosioni di dinamismo, un approccio che si riflette nel titolo stesso, Big Visit. Questa dicotomia non è solo un elemento concettuale, ma si manifesta concretamente nella struttura dei brani e nell’interplay tra il sassofono di Rawicz e il pianoforte di Simcock.

The Shape of a New Sun: dialogo tra quiete e improvvisazione

Ascoltando tracce come “The Shape of a New Sun”, composta da Rawicz, si percepisce chiaramente questa dialettica. Il brano si snoda attraverso sezioni di quieta meditazione, sostenute da un singolo pedale pianistico, per poi sfociare in improvvisazioni cariche di energia. La genesi di questa particolare scelta stilistica è illuminante: come rivelato nell’intervista, sia Rawicz che Simcock hanno avuto simultaneamente l’idea di utilizzare un pedale nella sezione A del brano durante le prime fasi di elaborazione, un aneddoto che testimonia la loro profonda sintonia musicale. L’ispirazione per il titolo proviene dal romanzo “Half of a Yellow Sun” della scrittrice nigeriana Chimamanda Ngozi Adichie, evidenziando come influenze extra-musicali nutrano la loro creatività.

His Great Adventure: energia e audacia nel brano di apertura

“His Great Adventure”, brano che apre l’album, composto da Gwilym Simcock e dedicato al suo giovane figlio, possiede un’energia propulsiva, un senso di audacia che ben si sposa con la dedica. La maestria tecnica di Simcock al pianoforte è evidente, così come la capacità di Rawicz di dialogare con le sue intricate linee melodiche, creando un tessuto sonoro ricco e dinamico.

The Drumbledrone: un richiamo alle radici personali

In “The Drumbledrone”, un’altra composizione di Rawicz, il riferimento personale è ancora più esplicito. Il titolo utilizza la parola devoniana per “bumblebee” (bombace), evocando ricordi d’infanzia legati al dialetto parlato dalla nonna. Questa radice autobiografica si traduce in una melodia dal sapore quasi popolare, che si evolve in improvvisazioni sofisticate, dimostrando la capacità del duo di connettere l’intimo e il colto.

Optimum Friction: tensione e audacia armonica

“Optimum Friction”, firmata da Simcock, trae il suo titolo da una “grindy” armonia interna presente nel riff iniziale del pianoforte, che genera un senso di tensione e “attrito” ottimale, come spiegato dallo stesso compositore. Questo brano mette in luce la loro audacia armonica e ritmica, esplorando sonorità più dissonanti e complesse, sempre mantenendo una coerenza narrativa.

Reinterpretazioni d’autore: da Stevie Wonder al jazz classico

Anche le reinterpretazioni presenti nell’album aggiungono un ulteriore strato di interesse. La loro versione di “Visions” di Stevie Wonder presenta un “clever rhythmic twist”, una rilettura che pur mantenendo l’essenza del brano originale, lo arricchisce con la sensibilità jazzistica del duo. La traccia finale, la ballata “You’ve Changed”, riveste per Rawicz un significato affettivo particolare, legandosi al ricordo di aver imparato la melodia a orecchio durante gli anni di studio. Questa scelta conclusiva sottolinea il lato più intimo ed emotivo del loro sodalizio musicale.

Una registrazione d’eccellenza: suono nitido e atmosfera rilassata

La registrazione, avvenuta presso il Curtis Schwartz’s studio nel West Sussex su uno Steinway “D” selezionato da Simcock, ha beneficiato di un’atmosfera “rilassata e facile”. La libertà di lavorare senza costrizioni di tempo ha permesso al duo di esplorare appieno le proprie idee. Il contributo di Curtis Schwartz in fase di editing e mastering, unito al ruolo di Simcock come produttore e mixing engineer, ha contribuito a plasmare un suono nitido e avvolgente, che valorizza la dinamica e le sfumature della loro interazione. La copertina, con un dettaglio di un’opera senza titolo di Paul Quick, aggiunge un ulteriore elemento di raffinatezza estetica al progetto.

Un’accoglienza entusiasta e prospettive future

Le prime esibizioni del duo hanno riscosso un’accoglienza entusiasta da parte della critica. La loro apparizione al Jazz Baltica 2024 è stata definita un “indubbio momento culminante” del festival da Deutschlandfunk Kultur. L’entusiasmo e l’affinità tra Rawicz e Simcock sono palpabili, e il loro repertorio è in continua crescita, lasciando presagire un futuro ricco di ulteriori sviluppi per questo promettente duo.

Big Visit – Emma Rawicz & Gwilym Simcock


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