DIXIELAND IN NAPLES (1955) -Piero Umiliani e la sua Orchestra

Piero Umiliani

Siamo nel 1955 e la RCA Italiana accoglie con entusiasmo il nuovo progetto di Umiliani: un disco di canzoni napoletane in stile Dixie:”Dixieland in Naples“.

L’album di questa settimana è un disco che “spacca” quello che è stato fin’ora lo stile di questa rubrica. Quali sono i segni evidenti di questa spaccatura? Prima di tutto la scelta di un album di un compositore italiano e, subito dopo, che al centro dell’attenzione troviamo Napoli.  A qualcuno potrebbe sembrare che chi scrive abbia agito sotto una sorta di scelta campanilistica, forse è così. Ma, non saprei dirvi fino a che punto. C’è ne renderemo conto nel corso della scrittura o della lettura di questo documento.

E’ necessario partire dal fatto che informazioni su questo disco particolare non è facile trovarne in giro per il web. Noi proviamo a mettere insieme quel poco che c’è, aspettando fiduciosi dei commenti e dei contributi da voi lettori.

Piero Umiliani, fiorentino, fin dagli anni ’40 era un importante figura del jazz italiano. In quegli anni il jazz era una musica proibita dal regime fascista e che quindi aveva dovuto lasciare molti spazi alla musica più popolare italiana. Con l’arrivo dei militari americani in Italia, Umiliani inizia subito a promuovere in tutto il paese una musica che lo faceva impazzire fin da prima. Alterna, nelle sue esibizioni, i successi musicali della radio nazionale agli standard della canzone napoletana con pezzi di jazz.  In quegli anni propone, solitamente, del be-bop. Nel  1954 si trasferisce a Roma dove avvia un ottetto jazz e inizia l’attività di arrangiatore.

L’Album 

Siamo nel 1955 e la RCA Italiana accoglie con entusiasmo il nuovo progetto di Umiliani: un disco di canzoni napoletane in stile Dixie.”Dixieland in Naples” miscela le atmosfere di New Orleans a quelle della città napoletana, un’operazione ardita ma che incontra il favore del pubblico e della stampa. “Umiliani ha agito con delicatezza e intelligenza – scrive Giancarlo Testoni sul Corriere Lombardo del 30 maggio 1956 – impiantando le sue variazioni sui temi e non li ha mai nè ironizzati o persi di vista e ha così saputo conservare la fragranza partenopea della melodia con la sua divertente ricostruzione jazzistica”. Dalle parole del critico si intuisce quanto fosse rischioso contaminare le “belle melodie nostrane” con i ritmi di New Orleans, ma Umiliani vince la scommessa. Il jazz in Italia, grazie anche a operazioni come questa, comincia ad essere visto con minor diffidenza dal mondo discografico[1].

Questo successo lo portò a partecipare, il 18 e il 19 gennaio del 1958, al “Festival di Sanremo del Jazz”,  dove Umiliani propose delle composizioni inedite. Per dover di cronaca, ricordiamo che il Festival prese il via nel 1955 ed ebbe fine nel 1966.  La scommessa vinta con “Dixieland in Naples”, probabilmente, darà fiducia ad Umiliani nel realizzare, nel 1957, un disco interamente jazzistico composto da 10 brani inediti: “Da Roma a New York”. Il disco darà il via ad una carriera musicale apprezzata in tutto il mondo e che lo porterà ad incidere musica con Chet Baker ed ad essere recensito positivamente dalla rivista statunitense Down Beat, bibbia dei jazzofili.

Napoli nel cuore

Nel cuore di Umiliani la musica napoletana, ritenuta l’espressione musicale italiana più originale, occuperà sempre una posizione privilegiata e sarà fonte di interesse sin dagli esordi. Negli anni successivi desterà estremo interesse la sua riproposta della celebre “O’ Pazariello”, che il maestro rivisita in un’originale e dissacrante sperimentazione con moog.

Ritornando al contesto di “Dixieland in Naples”,  e alla sua scelta, bisogna aggiungere che in quegli anni la città partenopea stava vivendo il culmine massimo dell’influenza culturale americana. La massiccia presenza di truppe statunitensi aveva dato la possibilità di far nascere i primi Jazz club (CNJ – Circolo Napoletano del Jazz, anno 1954) e l’affermarsi di artisti del calibro di Nisa, Carosone o Cigliano. Napoli era un importante punto di riferimento del Jazz in Italia. Una naturale fase di trasformazione s’impossesso di quella cultura musicale con la coda degli anni ’50. Trasformazione che si concluse con l’affermazione di Senese, prima, e dei vari nomi famosi che diedero vita al famoso “neapolitan sound”. Questa, però, è un’altra storia.

Ci dispiace non essere riusciti a risalire alla formazione che accompagnava il Maestro Umiliani in questa avventura discografica.

Dixieland in Naples

Conclusione

Oggi, “Dixielands in Naples”  può sembrare un disco fatto per il solo fine commerciale, ma noi riteniamo che è stato un seme importante per la cultura musicale italiana, non solo jazzistica. Crediamo anche che Piero Umiliani, per chi lo ricorda ancora, non debba essere conosciuto solo per “Discomania”, o per “Mah Nà Mah Nà” o per “Gassman Blues” ma, soprattutto, per “Dixieland in Naples”.

P.s.: In ultima ipotesi ricordatevi di Umiliani con questo brano dal titolo… “Jazz Family

[1] Fonte: http://www.umiliani.com/jazz_dallitalia.html

 


Scopri di più da Jazz in Family

Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.

Lascia un tuo commento