Frank, Ruth, Marco: possiamo usare la classica esclamazione, che trio!?
Per poterci rispondere vi consigliamo di ascoltare, prima, il nuovo disco di Marco Pacassoni ed il suo gruppo. Un album intitolato Frank & Ruth è dedicato a Frank Zappa e, sopratutto, alla sua vibrafonista, Ruth Underwood, ai tempi dei Mothers of Invention. Parliamo, dunque, di quel decennio che và dal 1967 al 1977.
Frank Zappa e Ruth Underwood
A meno che non siate degli alieni, certamente conoscete questi due grandi musicisti. In caso diverso, documentatevi sui vari servizi tipo wikipedia e, sopratutto, andate a ricercare ed ascoltare la loro musica. Aggiungiamo solo qualche dettaglio sulla Underwood, qui, per agevolare la scoperta di questo disco.
La Underwood (al secolo, Komanoff) era una vibrafonista, nonché una virtuosa della marimba. Ruth diede un personalissimo tocco alla musica di Zappa, e di quel gruppo, mai più ritrovato nelle composizioni successive di Frank (comunque leggendarie). L’altra peculiare caratteristica è stato il fatto che, escluso quel particolare periodo musicale, la Underwood non ha mai esibito le sue capacità in nessun altro concerto, disco o evento pubblico. Quali siano stati i motivi di questa drastica decisione non sono mai stati resi noti dalla diretta interessata. Per i malpensanti, sarebbero da escludere motivi sentimentali tra i due in quanto il marito della Ruth era il sassofonista e flautista della formazione: Ian Underwood.
Marco Pacassoni
Di Marco non possiamo dare per scontato che lo conoscete già, anche se è molto noto nel mondo musicale italiano. Allora, per aiutarvi ad afferrare meglio questo lavoro discografico, abbiamo pensato di scrivervi una sintetica nota biografica del nostro jazzista di turno.
Marco Pacassoni è un vibrafonista, percussionista e compositore, nato a Fano nel 1981. Diplomato al conservatorio “Gioacchino Rossini” di Pesaro con lode e laureato con lode in Professional Music al “Berkeley College of Music” di Boston, uno dei più prestigiosi college al mondo.
Ha studiato e suonato con nomi prestigiosi, sia del jazz che del pop (Gary Burton, Victor Mendoza, Michel Camillo, Horacio “El Negro” Hernandez, Steve Smith, Massimo Manzi, Paolo Belli, Malika Ayane, Bungaro).
Docente di strumenti a percussioni presso il Liceo Musicale “Rinaldini” di Ancona e “University of Texas” di San Antonio per i semestri italiani presso l’Università di Urbino, tiene anche delle Masterclass di vibrafono in prestigiosi college americani.
Da leader, con il suo quartetto, ha pubblicato tre album: “Finally”, “Happiness” e “Grazie”, quest’ultimo suonato più volte durante le nostre trasmissioni radiofoniche.
Il progetto
Veniamo al disco. Per comprenderlo meglio, e fin in fondo, abbiamo voluto scoprire di più raggiungendo telefonicamente, durante uno dei suoi viaggi quotidiani, il nostro protagonista: Marco Pacassoni.
Marco è stato felice di questa nostra telefonata ed interessamento al suo disco. Ci ha accolti simpaticamente ed è diventato subito un fiume in piena nel raccontarci, prima, di qualche dettaglio personale, che lo mette in condizione psicologica di lavorare al meglio (ma non senza sacrifici), e, subito dopo, della genesi di questo nuovo cd.
Tutto ha inizio dalla collaborazione con Bungaro, circa sei anni fà, il quale presenta a Marco il patron della Esordisco: il francese Pierre Ruiz. Ruiz, coglie subito l’occasione di avere difronte un vibrafonista jazz è suggerisce di lavorare sulle musiche e le canzoni di Zappa e della Underwood. Pacassoni, che conosceva sommariamente queste composizioni, inizia ad approfondirle, ad appassionarsi e a mettere su questo progetto.
Un progetto, certamente con un forte impatto commerciale, ma che, sopratutto, rispetti ed onori Frank & Ruth.
Il Gruppo
Pierre Ruiz mette a disposizione di Marco Pacassoni tutto il meglio della sua organizzazione. Marco, a sua volta, raccoglie intorno a se un gruppo di professionisti per l’incisione che va assolutamente presentato. Partendo dallo zoccolo duro del suo quartetto troviamo Lorenzo De Angeli, al basso, e Enzo Bocciero, al piano e alle tastiere. Il quintetto si completa con Alberto Lombardi (Chitarre elettriche ed acustiche, produttore e specialista del missaggio) e la guest star americana Gregory Hutchinson, alla batteria. E’ il caso di segnalare anche la figura di Matteo Pantaleoni, batterista storico di Marco, che sostituirà, in modo perfetto, Hutchinson, durante alcune date della prossima tournée di presentazione del disco.
Frank & Ruth
L’album è composto da 9 tracce quasi tutte composte da Frank Zappa.
La Bonus track
Partiamo dall’ultima traccia: “Stolen Moments”. Questa è uno standard jazz di Oliver Nelson ed inclusa in “Broadway The Hard Way”. L’originale vedeva Ed Mann alle percussioni e l’introduzione di Sting come voce della successiva “Murder by Numbers”. Fu registrata dal vivo durante l’ultima tournée di Zappa. “Stolen Moments” rappresenta una bonus track che sfora, che si differenzia dalle altre perché non fa parte della produzione di insieme di Zappa e Underwood. Brano scelto direttamente da Pierre Ruiz, perché più vicino stilisticamente al jazz di Marco e quindi personalizzabile con i suoi strumenti (vibrafono e marimba). Particolare omaggio al genio di Zappa, omaggio di grande difficoltà realizzativa. Il brano è stato registrato, invece, alla fine delle registrazioni, alle dieci di sera. Il risultato, per loro quasi impensabile prima della take, è stato di gran lunga soddisfacente. A tal proposito, Marco, ci racconta che tutto il disco è stato registrato in solo un giorno e mezzo, senza particolari over-dub e quasi tutto in presa diretta.
Gli altri brani
L’album è introdotto da “Blessied Relief”, il brano che rimane più vicino ad uno stile jazz , uno swing in ¾.
“For Ruth”, dedicato a Ruth è composto direttamente da Marco. Un brano che conferma la fantasia creativa dell’autore ed onora al meglio lo stile e la dedizione verso lo strumento della Underwood.
“Planet of The Baritone Women” è un altra delle chicche di Zappa e che qui ci viene presentato con la piacevole sorpresa di Petra Magoni. La Magoni mette la sua voce tirandone il meglio, regalandoci un interpretazione che va oltre le capacità canore.
“The idiot bastard son” e “Peaches en Regalia” sono un pò i cavalli di battaglia di Zappa, brani interpretati da molti ma, qui, altrettanto ben arrangiati da Marco Pacassoni. Altrettanto belli e piacevoli da ascoltare “The Black Page“, forse il brano più complesso scritto da Zappa e massima espressione della sua opera per le percussioni, e “Echidna’s Arf“.
La suite di Napkins
Permetteteci, però di chiudere con un commento su “Sleep, Pink and Black (the napkins suite)“. Il brano è un medley tra Sleep Dirt e Black Napkins caratterizzato da un arrangiamento delle chitarre di Alberto Lombardi. Ricordiamo che Lombardi ha curato, anche, il mixing e il mastering dell’intero disco. Lombardi salta dalla acustica all’elettrica e realizza due assoli coinvolgenti e mozzafiato. Non contenti di ciò inseriscono, anche, l’assolo di chitarra di “Pink Napkins” trascrivendolo per il vibrafono e riportandolo fedelmente. Una cavalcata di poco meno di nove minuti tra melodie disarmanti e ritmi elettrizzanti. Un brano che, alla fine, ti lascia l’amaro in bocca perché è durato troppo poco.
La suite di Napkins, secondo noi, è un importante cartina di tornasole. Infatti i tre brani che lo compongono sono estratti di tre diversi album e devono darci l’idea di quanto sia stata attenta e meticolosa la ricerca dei brani da arrangiare e inserire in questo tributo alla coppia artistica.
Fine del viaggio, fine della telefonata.
Logicamente, la fine della nostra chiacchierata, durata oltre mezz’ora, si conclude con l’arrivo di Marco alla sua destinazione.
Ci lasciamo con una reciproca soddisfazione e dandoci appuntamento ad uno dei prossimi concerti di Marco in giro per la nostra penisola. Vi consigliamo di dare una sbirciata al suo sito per non farvi sfuggire una sua esibizione live. Lo trovate qui.
Insieme, vi lasciamo con i nostri rispettivi saluti. I nostri sono scritti, quelli di Marco sono in voce.
SIATE GRANDI!!!
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