Intervista a Mauro Carboni del Natìa Quartet

Abbiamo raggiunto telefonicamente Mauro Carboni, il sassofonista e flautista del Natìa Quartet.

L’articolo, qui di seguito, è una sintesi della nostra telefonata, che raccoglie ed esprime il pensiero, del musicista altoatesino, sullo stato dell’arte del jazz e della sua emozionante formazione.

D.: Mauro, come è nato il vostro quartetto?

R.: E’ nato dall’humus musicale jazz umbro, fatto di persone, musicisti, band, che partecipano a concerti, progetti e jam, e che in questo modo si incontrano e vivono molte opportunità di scambio e collaborazione. In particolare ho incontrato Max (Massimo) Pucciarini (pianista) ad una jam (inverno 2015) e mi ha colpito il suo modo di suonare e la sua notevole esperienza come improvvisatore e accompagnatore. Abbiamo presto cominciato a lavorare in Duo con una repertorio che rielaborava in forma jazz molte canzoni d’autore italiane, oltre a lavorare su standard americani come di consueto. Il sound era accattivante e gli arrangiamenti adatti a situazioni di intrattenimento come jazz-brunch e aperi-jazz, ecc.

Fino a quando non ho scritto l’arrangiamento di Guarda che Luna (che è nel CD) , un brano che ci ha fatto scoprire le potenzialità creative jazz del progetto che poi è diventato I Colori dell’Anima. Siamo diventati consapevoli di poter fare artisticamente di più.

A quel punto Max (2016) ha deciso chi dovevano essere gli altri componenti, prima Luca Grassi al contrabbasso (con cui avevo già collaborato in altre formazioni) e poi  Mauro Giorgeschi alla batteria (anche con lui avevamo avuto alcune precedenti collaborazioni).

Abbiamo cominciato a provare ed organizzare i nuovi arrangiamenti che avevo preparato e, dopo la preparazione di alcune demo (nello studio del nostro fonico di fiducia Gabriele Dolfi) e quindi di una serie di concerti nell’estate 2017, siamo approdati alla realizzazione dell’album I Colori dell’Anima a fine novembre del 2017 (prodotto da Mauro Giorgeschi, anche con il supporto di alcuni sponsor da lui trovati).

Il Natìa Quartet

D.: Siete tutti umbri, terra nota per importanti festival jazzistici.  Ma quanto importante per i musicisti residenti di jazz? 

R.: Per ¾ la band è umbra, io sono un altoatesino (Bolzano-Bozen) che vive in Umbria da 22 anni e che ha sposato una danzatrice e danzaterapeuta di Perugia.

In effetti l’ambiente musicale umbro è un crogiuolo di artisti ed idee, nel jazz come nel blues e nel pop-rock. Una realtà che non viene però valorizzata come dovrebbe dai vari Top Manager del Jazz di alto livello, che infatti preferiscono il business e gli artisti stranieri.

Esiste però una rete di piccoli locali e di gestori che mantengono viva questa incredibile realtà musicale. Infatti, a Perugia e dintorni è possibile assistere (e partecipare) a musica live di ottimo livello quasi tutti i giorni.

D.: Il primo punto fermo nella vostra attività d’ensemble è il disco  “I Colori dell’Anima”.  Il disco è certamente il frutto di un lavoro, particolare, di ogni componente, che va al di là del contributo tecnico musicale. Qual è stato il ruolo di ognuno di voi?

R.: E’ vero, il progetto e l’album è il frutto di un lavoro collettivo e organizzato. Io sono il “creativo”, quello che scrive gli arrangiamenti e porta le nuove idee alla band, tutti poi collaborano alla realizzazione definitiva di ciascun brano. Max Pucciarini, in particolare, svolge un importante ruolo di supervisore stilistico. Luca Grassi e Mauro Giorgeschi lavorano in tandem nella costruzione del tessuto ritmico. Giorgeschi infine svolge anche funzioni di Manager (attività che ha anche svolto professionalmente a più riprese nel corso della sua carriera).

D.: Invece, sotto l’aspetto più tecnico, più musicale?

R.: In senso musicale tutti sono partecipi e pienamente coinvolti nella realizzazione dei vari brani e del groove di ognuno di essi. Non a caso siamo tutti musicisti con una lunga esperienza professionale in ambito jazz e blues (ma anche pop e rock). A volte gli arrangiamenti che scrivo vengono appena ritoccati, altre volte vengono completamente trasformati dalle varie proposte. Io stesso mi trovo a ripensare e a riscrivere un brano proprio sulla base delle proposte degli altri.

D.: La tracklist è composta da 9 brani strumentali del repertorio nazional-popolare. Il vostro è un lavoro di riproposizione sotto forma di cover o di trasformazione in standard? Vogliamo chiarire, semplicemente, la differenza tra cover e standard?

R.: Le cover sono, nel migliore dei casi, una riproposizione quasi filologica di un brano musicale (solitamente pop e rock), altrimenti sono rifacimenti di scarsa qualità e di poca o nessuna creatività.

Una rielaborazione e arrangiamento, come quelli che si fanno in ambito jazz, solitamente ricontestualizzano, in senso armonico e ritmico (swing), il brano originale. Nei migliori casi (Paolo Fresu, Danilo Rea, Enrico Rava, …e anch’io con il NATia Quartet), il materiale musicale è lo spunto per una completa riscrittura e un profondo lavoro di scavo in senso improvvisativo, fino ad arrivare ad un prodotto sonoro e stilistico completamente diverso e quindi …originale!

I nostri nove brani sono esattamente il frutto di questo lavoro.

D.: Il titolo del disco, invece, fa facilmente intuire la volontà di toccare le corde delle emozioni. Cosa volete esprimere e quali emozioni suscitare nell’ascoltatore?

R.: Sarò sintetico, da una parte l’affetto e l’intimità suscitata dal piacere della memoria che recupera i vissuti personali in rapporto ai vari brani e dall’altra lo stupore del cambiamento e della novità che suscita curiosità, interesse e partecipazione. Nei fatti ogni brano lavora su una tavolozza di colori sonori e di emozioni diverse, …ascoltare per credere.

D.: Una traccia su tutte che, per te – o, meglio ancora, per tutto il gruppo, si riveste di una significativa importanza: quale e perché?

R.: Come ti ho già detto, Guarda che Luna è il brano che ci ha aperto la via.  Attualmente credo che L’Immensità sia il brano rappresentativo della band, proprio perché costituisce un viaggio vero e proprio nel materiale musicale completamente rinnovato, e soprattutto nella nostra personale ricerca espressiva. Non a caso è un brano di ampio respiro che dura circa 8 minuti.

D.: La buona riuscita di un lavoro discografico è data, principalmente, dalla musica scritta e interpretata dagli artisti, ma dietro di loro ci sono tante altre professionalità. Vuoi parlarci del resto del vostro team?

R.: Certamente da soli si fa poca strada. Innanzitutto Gabriele Dolfi (di Sansepolcro) è diventato il “quinto elemento” della band. Gabriele è il fonico che ci accompagna sempre, sia in studio che nei live. Con il suo lavoro ci mette nelle condizioni di esprimere al meglio le nostre idee e in molti caso ci ha portato a ripensare il sound dei brani.

Poi c’è Tiziano Minciotti (di Città di Castello -fotografo e video maker) e Vinicio Drappo (di Perugia – fotografo professionista). Grazie a loro il nostro progetto sonoro ha preso forma in termini di immagini.

D.: Come vi state muovendo nella promozione del disco?

R.: La nostra azione si svolge su tre livelli promozionali:

      1. regionale e territoriale locale,

       2. nazionale e internazionale,

       3. via web, tramite i vari social media.

D.: Attività nell’immediato e obiettivi futuri?

R.: Intensificare l’attività concertistica a tutti i livelli, portare l’album e il progetto musicale sulle piattaforme online (Spotify, Amazon, ecc.) e quindi avere una più ampia visibilità internazionale, infine arrivare a rientrare in studio per registrare il successivo album e progetto (già in cantiere!). 

Noi abbiamo avuto il privilegio di ascoltarlo è ci sentiamo di consigliarlo!  Il nostro sistema di notifiche vi avviserà appena il disco sarà disponibile sulle piattaforme on-line, basta semplicemente accettare la loro ricezione. Per i più impazienti, il disco è disponibile nei migliori store fisici ma se riscontrate difficoltà nel trovarlo vi basterà contattare noi di Jazz in Family.

Tracklist

Black Tammuriata (Tammuriata Nera)

L’immensità

Amara terra mia

Pietre

Il cielo in una stanza

Un’estate al mare

Guarda che luna

Montagne verdi

La canzone di Marinella


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