I’ve Been Waiting For You – Giuseppe Venezia – Giuseppe Venezia
Etichetta discografica: Gle.Am. Records
Data di uscita: 18 ottobre 2024
Il podcast
Questa è la versione demo del podcast realizzato nella doppia versione in italiano e inglese.
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Giuseppe Venezia: Un talento lucano sul palcoscenico internazionale
Nato in Basilicata nel 1982, Giuseppe Venezia si è affermato come uno dei contrabbassisti più richiesti sulla scena jazz internazionale. La sua carriera è iniziata nei primi anni 2000. Ha collaborato con nomi illustri come Enrico Rava, Stochelo Rosenberg, Peter Bernstein e molti altri, sia in Italia che all’estero. Venezia è anche direttore artistico del Rosetta Jazz Club e del Basilijazz – Basilicata Jazz Festival, dimostrando un impegno profondo per la promozione del jazz. La sua esperienza si estende anche al mondo televisivo e teatrale.
Abbiamo avuto l’opportunità di porre alcune domande all’artista in merito al suo nuovo album e al suo percorso musicale.
Intervista a Giuseppe Venezia
Quali sono i temi principali dell’album “I’ve Been Waiting For You”?
Le tematiche presenti nel mio album “I’ve Been Waiting For You” sono molteplici, ma al centro di tutto c’è l’amore, in particolare quello di un padre per suo figlio. Mauro, un figlio sognato a lungo e che rappresenta per me un tassello fondamentale della mia vita. L’attesa di questo momento è stata carica di ansie e gioie, e il brano “I’ve Been Waiting For You” è dedicato proprio a lui. Quando l’ho visto per la prima volta, ho composto ogni nota come se fosse lui stesso a suggerirmi con i suoi occhioni blu.
Un altro tema centrale è la gratitudine. Ogni musicista che ho incontrato nel mio cammino nel jazz ha avuto un ruolo nel plasmare la mia musica e la mia crescita personale. Alcuni, attraverso l’influenza diretta e il supporto, altri attraverso le loro esperienze e comportamenti, che mi hanno insegnato preziose lezioni. Alcuni sono protagonisti nell’album, mentre altri sono presenti nei miei pensieri. Un brano in particolare, “Song for Gerald,” è dedicato al mio amico, maestro e mentore Gerald Cannon, un uomo al quale devo tanto.
L’amicizia è un tema altrettanto importante in questo lavoro. Sono fortunato ad avere come amici tutti i musicisti coinvolti in questo disco. Con Attilio Troiano, ad esempio, condivido un legame che risale ai tempi dei “calzoncini corti”, quando il jazz non era ancora parte delle nostre vite, ma la nostra amicizia era già forte. Con Fabrizio, Pasquale e Bruno ho costruito amicizie altrettanto significative, anche se più recenti. La fiducia e la connessione che abbiamo creato durante le registrazioni hanno aggiunto una marcia in più a questo lavoro, rendendolo davvero speciale.
Oltre a questi temi principali ce ne sono altri che definire secondari sarebbe riduttivo come l’attesa e la speranza. Il titolo stesso del disco racchiude il concetto di attesa. Attesa riferita al magico momento vissuto prima che il mio bimbo nascesse. Anche l’attesa per un album a mio nome che mancava dal lontano 2012 e che presenta solo composizioni scritte da me. Riflessione e nostalgia: guardare indietro ai momenti significativi della mia vita e della mia carriera ha evocato un senso di nostalgia ed è stato in quei momenti che ho composto alcuni dei brani presenti nel disco. Attraverso la musica, ho raccontato storie di amicizie passate, momenti chiave e incontri che hanno lasciato un segno profondo, come nel caso di “Just a line from the past” o “The shortest Story”.
Come ha influenzato la tua carriera l’esperienza fatta negli Stati Uniti?
L’esperienza negli Stati Uniti ha avuto un impatto enorme sulla mia carriera, sia dal punto di vista artistico che personale. Il jazz è nato lì, quindi suonare in una città come New York, ma non solo, significa immergersi nel cuore pulsante di questa musica. Ho avuto la possibilità di confrontarmi con musicisti di altissimo livello, di respirare quell’energia unica che solo i grandi palchi e i piccoli club newyorkesi sanno dare. È stata un’opportunità per affinare il mio linguaggio musicale, assorbire nuove influenze e, soprattutto, crescere come artista.
Quello che ho trovato più arricchente, oltre alla qualità straordinaria dei musicisti, è l’approccio alla musica che ho incontrato. Lì si vive il jazz con una spontaneità e una libertà che mi hanno spinto a sperimentare di più e ad abbandonare certi schemi.
Nel contempo, calarmi in una realtà così ricca di storia, con una tradizione jazzistica così radicata, mi ha permesso di comprendere meglio le radici di questa musica. Così ho sviluppato una visione più completa del mio strumento e del mio ruolo all’interno di un ensemble. Lavorare con artisti che hanno una visione così aperta della musica e allo stesso tempo cosi rispettosi e pienamente consapevoli della grande eredità lasciataci dai maestri del passato, ha inevitabilmente cambiato anche il mio modo di suonare e di pensare la mia carriera. Ogni concerto, ogni jam session, è stata un’occasione per mettermi alla prova, per ascoltare e dialogare con musicisti di culture diverse. Tutto questo ha contribuito a creare un’identità musicale più profonda e consapevole.
Ho avuto la fortuna di vivere esperienze uniche con alcuni dei veri pionieri del jazz. Posso dire con certezza che le lezioni apprese durante conversazioni informali con artisti come Ron Carter, Jimmy Cobb, Roy Haynes, Lou Donaldson e Frank Wess vanno ben oltre la musica. Queste interazioni mi hanno insegnato valori fondamentali come la dedizione, la resilienza e l’importanza di rimanere aperti all’improvvisazione, non solo in musica, ma anche nella vita. Ogni storia condivisa, ogni aneddoto raccontato, ha arricchito il mio mondo e mi ha ispirato a vedere la musica come un mezzo per connettersi profondamente con gli altri.
La mia esperienza con questi maestri ha trasformato la mia percezione del jazz da semplice arte a un viaggio di crescita personale e umana. Ogni nota suonata insieme è stata un’opportunità per apprendere non solo la tecnica, ma anche la passione e l’umanità che rendono questa musica così speciale.
In che modo la collaborazione con musicisti internazionali ha contribuito al tuo successo?
Se per successo intendiamo la possibilità di poter vivere facendo quello che più amo allora sì, ho avuto successo.
La collaborazione con musicisti internazionali ha giocato un ruolo chiave sul mio percorso artistico. Ogni incontro con artisti di diverse culture musicali mi ha arricchito, ampliando le mie prospettive e influenzando il mio stile. Ogni performance è un dialogo, e ogni artista porta con sé una storia unica che arricchisce il progetto comune. Inoltre, queste esperienze mi hanno dato l’opportunità di espandere il mio pubblico e di promuovere la mia idea di musica su una scala più ampia.
Ogni volta che condivido il palco con un artista internazionale, sento di contribuire a un dialogo culturale più ampio, il che rende il mio lavoro non solo un’espressione personale, ma anche un modo per unire le persone attraverso la musica.
I’ve Been Waiting For You: Un’opera di grande maturità artistica
Dopo una lunga attesa, Giuseppe Venezia torna sulla scena discografica con un album che segna un nuovo capitolo nella sua carriera. Pubblicato da GleAM Records in vinile 180 gr. Limited edition, CD Gatefold 3 e digital download/streaming, questo lavoro discografico rappresenta la summa della sua esperienza musicale, un connubio perfetto tra tecnica impeccabile e profonda sensibilità artistica.
Un disco intriso di amore, gratitudine e amicizia
“I’ve Been Waiting For You”, è un disco, interamente composto da brani originali. Esso è stato pensato e collaudato dopo innumerevoli concerti con un quintetto di eccellenza.
Un jazz moderno e sofisticato
Il genere musicale del disco è il jazz moderno, con forti influenze hardbop, come si evince chiaramente dal brano “Messaggeri”, palese omaggio ad Art Blakey e ai suoi Jazz Messengers. “I’ve Been Waiting For You” attraversa tutte le tematiche e le forme del jazz moderno, filtrate e attualizzate attraverso la sapiente cifra autorale del leader.
Un quintetto di stelle
A impreziosire il disco la partecipazione di musicisti di altissimo livello: Fabrizio Bosso alla tromba, Attilio Troiano al sassofono tenore e flauto, Bruno Montrone al pianoforte e Pasquale Fiore alla batteria. Il disco si apre con “Prelude to a Message”, un breve assolo di contrabbasso che introduce il brano successivo, “Messaggeri”. Segue la title track, una dolce melodia in 3/4 dedicata al figlio di Venezia.
Omaggi e ricordi
“Song for Gerald”, brano dedicato al grande contrabbassista Gerald Cannon, con il quale Venezia ha studiato, è un’ulteriore dimostrazione della profondità e della maturità artistica del bassista lucano. “Just a Line from the Past” è una ballad che richiama lo stile degli anni ’50 e ’60, ma con un tocco di freschezza armonica. “Blue Bird”, un brano energico in stile bebop, è un omaggio ai giganti del jazz come Charlie Parker e Dizzy Gillespie. L’album si chiude con “The Shortest Story”, una composizione dalla sonorità più moderna, con una struttura tipica del jazz ma con una durata ridotta, che mette in luce la maestria ritmica di Pasquale Fiore.
I’ve Been Waiting For You: Registrazione e produzione
“I’ve Been Waiting For You” è stato registrato il 6 maggio 2024 presso i Sorriso Studios di Bari e mixato e masterizzato il 24 giugno 2024 presso lo stesso studio. Il suono è stato curato da Tommy Cavalieri, mentre l’artwork e la grafica sono a cura dello Studio Clessidra. Questo disco è prodotto da GleAM Records e Rosetta Jazz Club.
I’ve Been Waiting For You: Un’attesa ripagata con un jazz di alta classe
“I’ve Been Waiting For You” non è semplicemente un album che “rispetta tutti i canoni del jazz”, ma un lavoro che trascende le aspettative, offrendo un’esperienza d’ascolto appagante e coinvolgente. Venezia, con la sua scrittura matura e ispirata, dimostra di aver assimilato a fondo lo spirito del jazz, traendo ispirazione dai maestri del passato ma senza cadere nell’imitazione sterile. L’album si distingue per la sua ricchezza melodica e armonica, con brani che spaziano dall’hardbop al bebop, dalla ballad alla bossa nova, creando un mosaico sonoro vibrante e variegato.
Le improvvisazioni, lungi dall’essere esercizi di stile fini a se stessi, si fondono organicamente con le composizioni, dando vita a momenti di grande intensità emotiva. Il quintetto, composto da musicisti di spessore internazionale, si muove con coesione e interplay impeccabili, dimostrando una profonda sintonia musicale. Questo è un album che non solo diverte ed emoziona, ma che invita all’ascolto ripetuto, rivelando ad ogni ascolto nuove sfumature e dettagli. Un lavoro che conferma Giuseppe Venezia come uno dei musicisti più interessanti e talentuosi della scena jazz contemporanea.
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