La puntata del 7 marzo 2019 #123

La puntata del 7 marzo 2019 è stata introdotta da un brano di John Turville, pianista anglosassone e del quale vi invitiamo alla lettura della presentazione del suo disco, qui – più in basso.

Questa notizia ci offre l’occasione per anticiparvi, fin d’ora, che il prossimo appuntamento sarà dedicato solo al jazz britannico, un particolare ramo della famiglia del jazz che compongono da quelle parti. Insomma, una puntata monotematica per il 14 marzo e che potete ricordarvi di ascoltare e leggere attivando le notifiche push del nostro sito.

Un piccolo richiamo all’attenzione e alla creatività dei musicisti jazz italiani. 

No, non ci riferiamo (solo) all’ascolto del jazz anglosassone, almeno non per questa occasione. 

Traiamo spunto dal disco, presentato di seguito, di Leonardo Radicchi, lavoro a noi gradito e che sottoscriviamo per il suo impegno sociale.  Ci corre l’obbligo, però, di sottolineare che sempre più spesso troviamo nuove pubblicazioni discografiche che lanciano tematiche sociali e/o ricordano personaggi (musicisti e non) del passato. 

Bene, cosa particolarmente apprezzata, sopratutto visto il deserto culturale che regna intorno e al di fuori del jazz. Non ottimo, però.

L’ascoltatore di musica, quello dei nostri giorni, sempre più spesso è un ascoltatore che non acquista dischi (quindi non legge quello scritto nei booklet), molto raramente approfondisce quello che ascolta (sul web si legge e si ricerca poco di jazz), sempre più ascolta superficialmente e attraverso servizi (streaming e radio) che offrono pochi contenuti. Ci sarebbero altre cose da aggiungere ma limitiamoci ai principali.

Suggeriamo, modestamente: 

  1. Pensate a titoli più di facile intuizione, con il messaggio che intendete trasmettere;
  2. Il jazz è anche vocale, non limitatevi al classico trio/quartetto/quintetto/band;
  3.  La comunicazione, e l’ascolto di musica, avviene sempre più tramite immagini e video – non dimenticatelo.
  4. Non tralasciate i social, ma senza intasarli e pensando anche a socializzare.
  5. Non fossilizzatevi a combattere come vendere più dischi, da soli non ci riuscirete, pensate a comporre musica NUOVA, in tutti i sensi. 

Capiamo che chiediamo cose non facili e che, probabilmente, rompono degli schemi ma… i creativi di musica siete voi. Quando volete andare oltre la musica rivolgetevi a professionisti, a gente che sposi il vostro progetto e lo sostenga con passione. Piccola critica costruttiva, senza polemica ma con molta franchezza.

#moltofrancamente

Buona lettura e buon ascolto!

Questa Settimana

  1. Il podcast e la playlist
  2. Il mini commento su alcuni album
  3. La Top Jazz Album
  4.  …on tube!!!

Il Podcast

Prima di tutto, ecco il player per poter ascoltare la puntata radiofonica di questa settimana di Jazz in Family. Puntata che, come consuetudine, è andata in onda sulle radio che trasmettono il nostro format radiofonico.

La playlist della settimana

Titolo Artista/Gruppo Album
Beautiful but Why John Turville, Dave Whitford, Julián Argüelles, Robbie Robson, James Maddren Head First
Rocks Randy Brecker, David Sanborn, Ada Rovatti, Wolfgang Haffner, NDR Bigband Rocks
Swing a Ming Nguyên Lê, Illyar Amar, Chris Jennings, John Hadfield Streams
East of the River Nile Zara McFarlane, Dennis Bovell East of the River Nile
Twist in My Sobriety Rigmor Gustafsson Come Home
Tea in the Box Jacopo Delfini Sleeping Beauty
Woods Andrea Infusino Quartet Between 3&4
Dancin’around Mistura Whales
Our Anger Is Full of Joy Leonardo Radicchi Arcadia Trio Don’t Call It Justice

Nella playlist della puntata

Ci piace segnalare ed evidenziare:

(cliccando sulle cover degli album verrai reindirizzato al loro ascolto su una piattaforma di streaming) 

Don't call it justice - Leonardo Radicchi Arcadia Trio
Don't call it justice - Leonardo Radicchi Arcadia Trio

Don't call it Justice è un album che "suona" nell'aria già da diverso tempo. I brani, in esso contenuto, vengono suonati dal vivo, da Radicchi e dal suo Arcadia Trio, da oltre un anno. In esibizioni dal vivo lo avete già ascoltato e, da poco più di un mese, abbiamo l'occasione di riascoltarlo quando più ci aggrada.

La traduzione letterale del titolo, “Non chiamarla giustizia”, potrebbe darci l’idea di essere all’ascolto di un disco che vuole richiamare la nostra attenzione sulle tematiche sociali dei nostri tempi: infatti, è così!

Radicchi presenta il disco come un manifesto socio-culturale, non politico:

“Questo progetto rappresenta un manifesto: il jazz è un elemento culturale che può fare la differenza nel sociale. Le composizioni originali sono plasmate su fatti, persone e idee che lasciano il segno nel nostro mondo”.

Leonardo Radicchi non è nuovo a pubblicazioni “sociali” (“Riot”, disco del 2013, e/o “In fuga”, libro del 2016) o ad attività svolte in prima persona (il progetto Ebola, in Sierra Leone, e il progetto War Surgery, in Afghanistan, a cui è seguita l’attività in un centro per richiedenti asilo della Toscana). Sembra conseguenziale, dunque, che non potesse mancare una composizione originale (Utopia – a song for Gino Strada) dedicata al fondatore di “Emergency”, con il quale ha collaborato fattivamente. Notizia che un normale fruitore di musica, però, può apprendere solo se dedica del tempo a ricercare approfondimenti o acquista il disco.

Nel disco, altri titoli ed altre composizioni sono dedicate a persone o eventi sociali, sembra azzeccata anche la presenza di “Peace” di Horace Silver, in tal senso.

La linea ritmica della formazione è sostenuta da Giovanni Paolo Liguori, alla batteria, e da Ferdinando Romano, al contrabbasso. Il sassofono di Leonardo, prezioso e coinvolgente, viene accompagnato anche dal clarinetto di Marco Colonna, su “Salim of Lash” e su “Utopia”. Sempre su “Utopia”, segnaliamo la partecipazione straordinaria di Tommaso Iacoviello – tromba, Angelo Olivieri – tromba, Gabriele Ricci – corno francese, Andrea Angeloni – trombone, Pierluigi Bastioli – trombone basso.

“Don’t call it justice” è un lavoro fatto con il cuore e ben fatto.

Head First - John Turville
Head First - John Turville

Questo spazio solitamente ad appannaggio delle nuove pubblicazioni di jazz italiano viene occupato, questa settimana, dal nuovo disco di un autore anglosassone: John Turville. Siamo soliti, inoltre, presentare il jazz inglese con una veste molto meno "tradizionale" e maggiormente proiettata verso quelle esibizioni che il gergo comune porta a classificare come "acid jazz". Questo tipo di jazz lo ascolterete e leggerete nel nostro prossimo appuntamento. Questa settimana ci focalizziamo sulla musica del quintetto che ha inciso questo "Head First".

In “Head first”, Turville si presenta per la prima volta come leader di un quintetto. Turville, però, è già un affermato pianista jazz sia nel panorama musicale inglese che su quello continentale. 

Il compositore inglese ha iniziato ad accarezzare l’idea di questo disco da un incontro di Jazz piano del 2015 dedicato all’immenso patrimonio musicale di John Taylor. Da quel momento ha iniziato a lavorare per questo disco ed ha aggregato intorno a sé il sassofonista Julian Argüelles, la tromba di Robbie Robson, il contrabbassista Dave Whitford e il batterista James Maddren. Con loro si è recato negli studi della ArteSuono, qui in Italia, dove in piena libertà è riuscito a ricreare un ambiente nel quale la band era in totale allineamento con il suo pensiero artistico ed in grado di ricreare le vibrazioni e l’energia che egli stava cercando per il suo disco.

Il disco prende spunto, come scrivevamo, dalla musica del suo mentore: John Taylor. Non mancano riferimenti ad altri splendidi musicisti come Kenny Wheller, o Fred Hersch (il titolo dell’album è un gioco di parole sul suo nome) e Bill Evans. I brani che compongono l’album sono quasi tutti a firma di John Turville. Fanno eccezione, all’elenco degli originali, “A month in Tunisia” (firmata da Julian Argüelles-sax soprano e tenore del quintetto), “Cancion 4” (di Diego Schisi), “Francisca” (di Toninho Horta) e “Beautiful but why”, quest’ultima di Michel Petrucciani.

Il quintetto è così composto:

John Turville – piano; Julian Argüelles – sax tenore e soprano; Robbie Robson – tromba; Dave Whitford – contrabbasso; James Maddren – batteria.

Un lavoro finemente cesellato che non può non trovarci d’accordo con il giudizio unanime dei critici musicali. Un lavoro che ci ricorda quanto è variegata la creatività jazzistica britannica, nonché il grado di padronanza, del pianista Turville, con la composizione.   

TOP JAZZ ALBUM

Una delle radio nostra partner ci ha proposto un implementazione della nostra speciale classifica. L’idea ci stuzzica e ci fa piacere. Non sappiamo se si concretizzerà e in che termini, noi c’è la mettiamo tutta e continuiamo a lavorare per una promozione coinvolgente e al passo coi tempi per il movimento jazzistico. 

Continuate a sostenere questo nostro impegno, visitando tutte le settimane la TOP JAZZ ALBUM. Partecipate attivamente alla sua formazione con le vostre espressioni di gradimento degli album proposti. 

... on tube!!!

Per concludere, ecco a voi alcuni dei brani inseriti nella playlist radiofonica in formato video. 

Buona visione!!! 

Attivate le notifiche per il prossimo appuntamento di TERZO TEMPO e non mancate di esserci.

Bye, bye!!!


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