Live at Parnell’s di Jack McDuff non è una delle nostre solite presentazioni di un disco nuovo di un musicista jazz dei nostri tempi. Live at Parnell’s di Jack McDuff è una sorta di capsula del tempo sbucata fuori e raccolta da qualcuno che ne ha compreso il valore condividendolo con altri, con noi.
Noi l’abbiamo ricevuto, in questo caso, dall’ufficio di promozione discografica della WillWork4Funk in un periodo in cui, tra le altre cose, stiamo riflettendo su quanta musica jazz è stata prodotta e giace inascoltata e dimenticata. Tanti dischi dimenticati negli archivi delle nostre case o delle stessa label produttrici. Anche, file audio su piattaforme di streaming messi in risalto solo da freddi algoritmi – quando capita. Live at Parnell’s di Jack McDuff potrebbe rappresentare anche tutta questa musica che aspetta di essere ascoltata e goduta da tutti noi.
Ma non divaghiamo. Cosa vogliamo presentare in queste righe?
Live at Parnell’s è un doppio album composto da 15 registrazioni restaurate e selezionate da una serie di 4 concerti del leggendario organista Jack McDuff. I concerti si svolsero al famigerato nightclub di Seattle nel giugno 1982.
Jack McDuff
Molti ritengono che Jack McDuff (17 settembre 1926 – 23 gennaio 2001), organista e bandleader americano di jazz, sia stato tra i più influenti musicisti dell’era hard bop e soul jazz. McDuff è ritenuto secondo solo a Jimmy Smith sull’Hammond B-3 ma è anche colui che lancio George Benson nel suo quartetto a metà degli anni ’60. McDuff inizio la sua carriera suonando il basso nel gruppo di Joe Farrell. Con l’incoraggiamento di Willis Jackson, sul finire degli anni ’50, inizio a suonare l’organo riscontrando l’interesse della Prestige e, successivamente, di altre rinomate case discografiche..
Live at Parnell’s
Stilisticamente, Jack e il suo gruppo coprono un ampio ground, specialmente per un quartetto d’organo. C’è un funky meravigliosamente old school. C’è del grintoso blues (con brani come Walkin’ The Dog e Blues 1 & 8). Troviamo alcuni standard jazz come April In Paris e A Night In Tunisia fino a qualche veloce, frenetico e decisamente spigoloso numero ritmico di tipo jazz fusion (Make It Good e Untitled D Minor). Questo ci fa riflettere su come le orecchie di Jack fossero aperte ai nuovi suoni più liberi che aveva sviluppato e riflesso in alcune delle sue registrazioni. Le tracce hanno tocchi modali e fusion che suonano straordinariamente attuali.
Le registrazioni furono effettuate dall’ingegnere del suono del Parnell’s: Scott Hawthorn, su una cassetta C60. Durante le esibizioni McDuff e la sua band ebbero anche dei problemi con la strumentazione e, in particolare, con un woofer. In più, nel corso dei decenni la registrazione si è anche deteriorata.
Greg Boraman di Soul Bank, la label che ha rilasciato discograficamente questo materiale, decide di passare i nastri a Claudio Passavanti, della società di mastering e produzione audio Dr Mix. Passavanti valuta il materiale e inizia il lungo processo di ripristino dell’audio utilizzando la tecnologia del “RX9” di iZotop. Grazie all’impegno di Passavanti le registrazioni si trasformano da quasi ascoltabili a commercialmente rilasciabili.
Gli ascoltatori sentiranno ancora, in alcuni punti, le imperfezioni dei nastri originali, e occasionali ronzii dell’altoparlante guasto di Jack. Non conosciamo come erano in origine le registrazioni ma pensiamo che solo il critico più cinico direbbe che i risultati finali non valgono la pena per questo notevole sforzo.
Sarà possibile ascoltare questo disco sulle piattaforme digitali di streaming, meglio ancora con il triplo disco in vinile o, infine, nel doppio cd distribuito nei principali store musicali. La pubblicazione è prevista per gl’inizi di settembre.
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