Terrarium – Ali Watson
Etichetta discografica: Self Produced
Data di uscita: 26 novembre 2024
Il contrabbassista e compositore Ali Watson, originario della costa nord della Scozia, ha intrapreso un percorso musicale che lo ha condotto da Londra, dove ha perfezionato i suoi studi, fino alla vibrante scena jazz di Glasgow nel 2022.
Guidato dal desiderio di creare una musica che fungesse da rifugio dalla frenesia del mondo moderno, Watson presenta il suo album di debutto, “Terrarium”, pubblicato il 26 novembre. Descrivendo la sua musica come “complessa ma melodica,” Watson attinge dal jazz contemporaneo, dal folk scozzese, dall’impressionismo classico, ispirandosi ad artisti come Aaron Parks, Kit Downes e Larry Grenadier, per forgiare un’impronta distintiva nel panorama jazz scozzese contemporaneo.
Il suo quartetto, composto da alcuni dei giovani talenti più affermati del jazz scozzese, include il pluripremiato Alan Benzie al pianoforte, il sassofonista della Edition Records Matt Carmichael (noto per le sue collaborazioni con Fergus McCreadie, WDR Big Band e corto.alto) e il ricercato batterista Greg Irons.
Un’Immersione Sonora
“Terrarium” non è semplicemente un album, bensì un vero e proprio ecosistema sonoro che invita l’ascoltatore a immergersi in un mondo a sé stante. Come un terrario, l’album crea una sua atmosfera, esplorando i confini tra natura e cultura, dove l’artificiale e l’organico si fondono in un’evoluzione continua. Le composizioni di Watson, nate prevalentemente al pianoforte verticale nella casa materna, trovano in quel luogo di sicurezza e isolamento una spontaneità che si libera da ogni influenza esterna. L’album, composto da nove tracce profondamente personali, è guidato da melodie folk liriche, armonie ricche, texture strumentali intime e groove delicati, interpretate con maturità e personalità dal quartetto.
Genere e Influenze
La musica di “Terrarium” si colloca nel genere del jazz contemporaneo, ma con una forte impronta personale data dalle influenze del folk scozzese e della musica classica impressionista. Le melodie, spesso elevate da strutture orchestrali e arrangiamenti ricchi, creano un’esperienza sonora distintiva. La critica musicale ha notato come queste influenze siano ben integrate, rendendo il lavoro di Watson unico nel panorama jazz attuale.
Un Assaggio della Tracklist
“Glen”: Questo brano d’apertura introduce l’ascoltatore in un paesaggio sonoro evocativo, caratterizzato da melodie fluide e un’interazione strumentale raffinata.
“Moss”: La traccia che segue, avvolge con le sue atmosfere tranquille e “languide,” dove lo spazio gioca un ruolo fondamentale, permettendo alle composizioni di “respirare”.
“Solace”: Emerge con una brillantezza silenziosa, dove ogni nota è deliberata ma naturale, invitando l’ascoltatore alla riflessione.
“Earth”: La profondità emotiva di questo brano offre un’esperienza immersiva, dimostrando la capacità di Watson di creare musiche che trascendono il semplice ascolto.
La Registrazione e i Collaboratori
L’album è stato registrato da Stuart Hamilton ai Castlesound Studios il 15 e 16 febbraio 2024. Il mixaggio e il mastering sono stati curati da Gus Stirrat. Le foto dell’artwork sono di Andrew Gregory, mentre il design del CD è opera di Chloe Fleming.
Un’Oasi Sonora con Riserve
L’Apprezzamento Della Critica
La critica musicale ha accolto “Terrarium” con notevole favore, evidenziando diversi aspetti peculiari di questo lavoro. Alcuni critici, come quelli di All About Jazz, hanno notato l’atmosfera tranquilla e languida dell’album, apprezzando come lo spazio concesso alle composizioni permetta loro di respirare. Altri, come Jazzfuel, hanno sottolineato la capacità di Watson di creare un universo sonoro che riflette la metafora del terrario, dove natura e cultura si intrecciano in un’evoluzione organica. Paris Move ha messo in risalto le influenze del folk scozzese e della musica classica impressionista, notando come le melodie siano elevate da strutture orchestrali e arrangiamenti ricchi, che conferiscono un carattere distintivo al lavoro di Watson. Infine, Jazz Views ha definito “Terrarium” un album di “brillantezza silenziosa”, dove ogni nota è deliberata ma naturale, invitando l’ascoltatore alla riflessione.
In sintesi, “Terrarium” si presenta come un’opera di notevole valore, che non solo dimostra le capacità compositive di Ali Watson, ma anche la sua abilità nel creare un’esperienza musicale che trascende il semplice ascolto. La maturità e la personalità del quartetto, unite a texture strumentali intime e atmosfere evocative, rendono questo album un’esperienza sonora profonda e coinvolgente.
Un ecosistema con riserva
Tuttavia, questo ecosistema sonoro, per quanto affascinante, sembra mancare di una voce più energica. L’atmosfera prevalente, caratterizzata da una quiete quasi contemplativa, potrebbe non rispecchiare appieno la complessità e la dinamicità della vita reale. In un certo senso, “Terrarium” offre un rifugio, un’oasi di pace, ma potrebbe apparire, per alcuni, un mondo fin troppo idealizzato e distante dalla realtà. La scelta di creare un ambiente musicale così sereno e introspettivo rende questo disco particolarmente adatto a momenti specifici della vita, quando si cerca un’esperienza sonora che possa accompagnare la riflessione e la quiete.
Un album da vivere
Nonostante questa piccola riserva, “Terrarium” rimane un’opera da ricercare e ascoltare. La sua unicità risiede proprio nella capacità di trasportare l’ascoltatore in un mondo a parte, un luogo dove la bellezza e la serenità prendono forma attraverso la musica. In conclusione, “Terrarium” è un album che merita un ascolto attento e ripetuto, capace di arricchire l’esperienza sonora di chi sa apprezzare la profondità e la delicatezza delle sue composizioni. È un’opera che non si impone con la sua energia, ma che conquista con la sua intimità e la sua capacità di creare un legame emotivo con l’ascoltatore.
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