Terzo Tempo: il post puntata del 08/02/2018
Avviamo il commento di questa settimana, di “Terzo Tempo”, partendo subito dalla notizia che forniamo in avvio di trasmissione.
Riascoltando Ekletik e volendolo inserire in trasmissione, la nostra curiosità ci ha spinto a cercare un contatto diretto con il pianista Antonio Faraò, vero e proprio orgoglio del jazz italiano negli Stati Uniti. Antonio sarà in concerto a Parigi al Duc Des Lombards in trio con Biréli Lagrène (12 e 13 febbraio), per poi tenerne altri in Italia nei giorni successivi.
Abbiamo chiesto se poteva fornirci qualche altro dettaglio o notizie sui progetti futuri. Cortesemente, siamo stati invitati a chiederli alla responsabile dell’ufficio stampa/segreteria (?). La risposta che ci è stata fornita è stata che “Sta lavorando su altri progetti pero è troppo presto per parlarne”.
Niente di che e niente di entusiasmante se non fosse che il grande Faraò, sicuramente, stà lavorando e non è in ozio. I suoi progetti futuri sono certamente degni di attenzione e noi siamo pronti e vigili per darvi aggiornamenti in merito. Come si dice nell’ambiente, STAY TUNED!!!
Ora, dobbiamo subito dire che sarà difficile mantenere lo schema dei primi appuntamenti di “Terzo Tempo”, almeno questa settimana. La concomitanza con il Festival di Sanremo non può non influenzare le attività di Jazz in Family, ve ne siete resi conto già dalla presentazione della puntata.
T'incuriosisce leggere la presentazione della puntata?
In alcune occasioni abbiamo detto che i classici 60 minuti di trasmissione sembrano pochi per dirvi tutto quello che avviene nella “famiglia del jazz” e che, quindi, c’era bisogno di questo blog. Sembra che anche questa rubrica stia diventando insufficiente. La certezza e che dobbiamo essere sintetici sulle singole notizie per dare spazio al maggior numero possibile di esse.
- Il podcast
- La lista dei brani proposti
- Il mini commento su alcuni album
- Il commento alla TOP JAZZ ALBUM
Il podcast
Ecco il player settimanale, automatico da pc, per l’ascolto del podcast. Buon Ascolto!
La Playlist
# | Titolo | Artista/Gruppo |
1 | Europe | Antonio Farao, Marcus Miller, Manu Katché, Claudia Campagnol |
2 | Top Down | Gianni Vancini |
3 | Raven | GoGo Penguin |
4 | We Are | Alina Engibaryan |
5 | Jambone | Snarky Puppy |
6 | Praise The Lord | Dumbo Station |
7 | I’ve Found a new baby | Mauro Mengotto Trio |
8 | Admiral’s Horn | Dino Plasmati & LJP Big Band |
9 | A basilissa | Daniela Spalletta e Giovanni Mazzarino |
10 | Broken Heart | Al Di Meola |
Nella playlist della puntata
Ci piace segnalare ed evidenziare:
Gianni Vancini - Get Your Groove On (AlfaMusic - 2018)
Se Vancini doveva presentare quest'album, ed in particolare alcuni brani, al Festival di Sanremo sarebbe stato subito espulso. Top Down, il brano che abbiamo inserito nella playlist di questa settimana è un musicale già presentato su altre incisioni discografiche. Al massimo non lo inseriamo nel sondaggio che inseriamo a fondo pagina.
Gianni Vancini presenta al pubblico italiano “Get you Groove On”, sia su disco che in concerto attraverso varie presenze in Italia e all’estero. I suoi concerti, nelle prossime settimane, si alternano a quelli che terrà con la sua formazione con quelli che lo vedono come sassofonista di Umberto Tozzi.
Per quanto riguarda il disco, invece, esso è stato registrato interamente negli States ed è stato, poi, masterizzato negli studi romani della Alfa Music. Buona parte delle singole incisioni sono accompagnate dalla presenza di artisti di fama internazionale che apprezzano le qualità e le doti artistico-musicali del sassofonista italiano. La musica di Vancini è suonata ed apprezzata dal pubblico statunitense al punto da farlo essere presente anche nelle classifiche specializzate d’oltreoceano.
La sua musica però non è un jazz tradizionale ma uno smooth-jazz. A beneficio di chi non conosce questa distinzione scriviamo che esso è un jazz arricchito da venature funk e/o soul e con atmosfere più vicine al pop , quindi, fruibile più facilmente da chi non è un fan del jazz.
Mauro Mengotto Trio - Back to Tradition (SelfMade - 2018)
Mauro Mengotto è un batterista milanese poco più che trentenne che ha iniziato lo studio dello strumento come autodidatta. Il suo percorso di studio, poi, è rientrato nei canoni ufficialmente riconosciuti ma la produzione del suo primo disco si discosta da quello classico: auto-produzione.
Sono tanti i musicisti jazz divenuti famosi, anzi famosissimi, che non avevano alle spalle una formazione acquisita attraverso percorsi di studio ufficiali. Altrettanti quelli che hanno avuto delle gavette lunghe e difficili perchè non erano entrati nelle grazie di qualche produttore discografico. La nostra sensazione, ed il nostro augurio, e che Mauro sia un batterista fuori da certi schemi che, spesso, imbrigliano la fantasia di un autore, in questo caso musicale. D’altronde, però, Mengotto è ben dentro gli schemi del jazz tradizionale e non a caso la traduzione del suo cd è Ritorno alla Tradizione.
Mengotto esprime la sua impronta jazzistica prendendo a piene mani spunti e riferimenti da leggendari batteristi quali Papa Jo Jones, Gene Krupa e Buddy Rich. Durante quello che fù il primo sommario e distratto ascolto del suo album ci balzo all’orecchio l’assolo di batteria presente nel brano inserito in trasmissione: I’ve found a new baby. Ci sorse il dubbio che avevamo selezionato uno strumentale di Rich e nel rileggere i titoli del player ci venne spontaneo prestare maggiore attenzione a questo giovane batterista italiano.
Mengotto fà addentrare nel jazz più tradizionale anche grazie all’ottima scelta dei suoi due compagni d’incisione: Alfredo Ferrario (clarinetto) e Luca Filastro (piano). Entrambi i musicisti sono innamorati dello swing e del jazz classico e sono considerati importanti esponenti di queste originali atmosfere.
Dino Plasmati & LJP Big Band (ft. Bobby Watson) - Matera Encounters (AlfaMusic - 2018)
Metti a girare il disco è subito una prorompente carica di energia positiva dà la scossa alla tua scialba quotidianità. Il brano che apre è uno strumentale di Count Basie del 1971: Doin' Basie's Thing. Il pianoforte, qui suonato da Nico Marziliano, apre ad una sezione fiati che, invece, ci ricorda le grandi orchestre degli anni '40, quelle che accompagnavano l'avanzata delle truppe statunitensi in Europa e nel resto dei vari teatri di guerra.
Il disco contiene 9 tracce che toccano musicalmente vari momenti evolutivi del jazz e delle grandi orchestre statunitensi. Big Mama Case ci ricorda il periodo della blaxpoitation mentre di seguito si continua con dei groove caldi e accattivanti. Le ballad, come Over The Rainbow, sono impreziosite dal magistrale sassofono di Bobby Watson che svetta qui e negli altri brani della registrazione fatta nei JazzInArt Studio di Matera. Le capacità di direzione orchestrale di Dino Plasmati sono, chiaramente, presenti in tutto il disco, mentre quelle chitarristiche le evidenziamo in Broadway.
Il disco contiene anche lo spirito funk di Maynard Ferguson grazie ad una rilettura di Admiral’s Horn, brano che ha rappresentato Plasmati e la sua LJP Big Band nel programma radiofonico. Chiude il lavoro un brano scelto dalla psichedelica produzione dei Doors di Jim Morrison: Soul Kitchen. Il tema acquista una nuova veste che a tratti lo rende irriconoscibile, grazie anche agli assoli proposti prima da Watson e quindi da Plasmati.
E’ un disco ricco di energie grazie all’alta professionalità dei componenti della band e grazie ad un continuo gioco di improvvisazioni, non sempre e non solo dei due principali protagonisti. Tutta questa professionalità ha permesso di dare una diversa immagine alla selezione musicale curata in prima persona da Dino Plasmati, ma scelta in funzione della brillantezza dei musicisti.
Dumbo Station - Tirana Cafè (AlfaMusic - 2018)
Quando un musicista jazz si muove per una tournée non sempre può portarsi dietro una formazione di musicisti di base, come avviene nel pop o nel rock. Non si tratta, sempre o quasi sempre, di scelte dovute ad esigenze economiche ma è anche una cultura propria del jazz che permette ai vari artisti di crescere artisticamente e culturalmente. Così nascono jam session uniche, dove l'artista incontra musicisti del luogo, formazioni messe su per l'occasione o vere e proprie resident-band.
I Dumbo Station nascono ad ottobre del 2015 come resident-band di un jazz club di Trastevere, a Roma. Fin dalla loro nascita aspirano a concretizzare la loro unione con l’incisione di un disco.
L’attività concertistica, però, gli permette di incontrare ogni settimana un artista diverso e di assimilare stili e tecniche differenti. Nel loro curriculum possono, così scrivere di aver suonato con Maurizio Giammarco, Dario Deidda, Greg Hutchinson, Fabio Zeppetella, Stefano Sabatini, Phil Aelony, Davide Shorty, Lello Panico e tanti altri più o meno famosi rispetto a quelli già citati.
Questo continuo Do Ut des, volontario o involontario, dà la possibilità, ai quattro romani, di scrivere 11 composizioni inedite e che spaziano tra diversi stili di jazz. Passiamo così da un jazz tradizionale ad uno moderno, da contaminazioni funk a quelle hip-hop e senza mai tralasciare un interplay ed un improvvisazione che non da adito di capire che sono alla loro prima esperienza discografica. Sopratutto, fatto salvo qualche caso (Narvalo o Your Poison), non è facile distinguere nettamente in quale stile inquadrare il singolo brano, meglio così.
Uno sguardo alla TOP JAZZ ALBUM della settimana
Dato il clima sanremese, verrebbe voglia di invitarvi a votare l’album migliore tra quelli proposti. Poichè 3/4 di essi non sono disponibili per lo streaming, abbiamo dei forti dubbi sulla pazienza di tanti nell’andare ad acquistare il disco, ritornare sul blog e poi votare.
Forse una volta si facevano queste cose ma i problemi ed i pensieri di questa quotidianità sono tanti e più importanti. Jazz in Family non vuole contribuire a distrarvi, come si augurano i politici, ma solo a farvi godere della buona musica come quella che potete facilmente ascoltare con i nostri podcast o con le indicazioni fornite nella TOP JAZZ ALBUM.
Sinteticamente le novità di questa settimana:
- una nuova numero uno: All For One di Jamison Ross
- Due le nuove entrate: la prima è di Adam Shulman mentre la più in alto è di una formazione italianissima, i Blue Moka, che si sono meritati l’accompagnamento di Fabrizio “Fabrizione” Bosso.
Divertitevi, rilassatevi, fate cose eccezionali nella vostra vita, quelle semplici, e per finire…
…ricordate che oltre all’immigrazione ed ai vaccini, esistono ancora problemi mai affrontati, misteri mai risolti e favole infinite, maestri più potenti di Palpatine che insegnano a giovani praticanti il lato oscuro della politica, ed ancora…
Votiamo bene ed attentamente, per quanto ci è possibile!!!
Anche questa volta… cose belle a tutti voi e… al prossimo appuntamento.
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