The Alpine Session – Arbenz vs Arbenz Meets Ron Carter: Un Vertice Jazzistico Inatteso

The Alpine Session – Arbenz vs Arbenz Meets Ron Carter – Florian & Michael Arbenza + Ron Carter

Etichetta discografica: Hammer Recordings

Data di uscita: 21 febbraio 2025

Ci sono incontri che vanno oltre la semplice collaborazione musicale: The Alpine Session è uno di questi. Un dialogo tra epoche, stili e personalità, che prende vita nell’incontro tra i gemelli Arbenz e la leggenda Ron Carter. Il risultato è un’opera che celebra la tradizione jazzistica mentre la proietta nel futuro, con un approccio visionario e vibrante.

L’Intesa dei Fratelli Arbenz e il Genio di Ron Carter

Michael e Florian Arbenz, pilastri del jazz svizzero, hanno costruito negli anni un linguaggio musicale raffinato e complice. Figli di una cultura sonora aperta e permeabile, si sono distinti per la loro capacità di fondere influenze eterogenee in una sintesi unica. Ron Carter, maestro del contrabbasso e custode di innumerevoli pagine della storia del jazz, non è solo un’icona: è un architetto del suono, capace di tessere trame che danno sostanza e profondità a ogni interazione musicale.

Michael Arbenz
Ron Carter
Florian Arbenz

Per comprendere appieno la genesi e lo spirito di questo progetto, abbiamo rivolto alcune domande direttamente a Florian Arbenz.

Intervista Esclusiva: Florian Arbenz ci Racconta The Alpine Session


Complicità o sfida? Il rapporto musicale tra due fratelli

Il titolo “Arbenz vs Arbenz” lascia intuire un confronto, ma nel comunicato stampa si parla di una profonda collaborazione—cosa che viene naturale, visto che siete fratelli. Essendo una registrazione live in studio, come si è tradotta questa dinamica nell’esecuzione? In che modo il contesto dello studio ha influenzato la vostra interazione e l’energia della performance?

Come gemelli, abbiamo ovviamente un legame molto profondo e una comprensione precisa della reciproca musicalità. Ma oltre a questo, entrambi abbiamo una storia unica che mostra anche che siamo personaggi e personalità diverse. Questo mix di individualità, unito alla comprensione cieca del gioco reciproco, è stato, a mio avviso, cruciale per questa registrazione. Potevamo “sfidare” il modo di suonare di Ron Carter senza perdere il legame tra noi e penso che Ron abbia apprezzato molto questa situazione. Inoltre: abbiamo scoperto che i nipoti di Ron sono gemelli, quindi si è chiaramente divertito a gestire la nostra energia….

Ron Carter: un maestro che ispira oltre le note

Ron Carter è descritto come una grande influenza per voi. Potreste condividere un episodio o un momento specifico durante l’esibizione live in cui la sua presenza e il suo approccio vi hanno spinto a superare i vostri limiti, e se c’è stata qualche improvvisazione o cambiamento non pianificato rispetto alle prove?

Siamo cresciuti in un’epoca precedente all’accesso illimitato alle piattaforme di streaming. Questo significa che non avevamo molti dischi quando eravamo bambini. Ma uno di questi era “Live at the Plugged Nickel” del Miles Davis Sextet. Conoscevo questa registrazione a memoria e ho sempre amato il modo di suonare di Ron in questo disco! Quindi registrare il brano “Evolution” con una vibrazione simile è stato molto speciale!

Mi chiedi delle prove, non c’è stata nessuna prova, solo suonare musica fin dall’inizio! Mi ha profondamente impressionato come una leggenda come Ron Carter cerchi ancora la conversazione musicale con altri musicisti. Mi ha anche impressionato la rapidità con cui ha capito il carattere di un brano e come sia riuscito sempre ad aggiungere qualcosa di significativo alla musica. Un vero maestro!

Riscoprire gli standard: il cuore pulsante dell’American Songbook

Come avete scelto i due standard dell’American Songbook per questo album? In particolare, come si inserisce l’arrangiamento di “It Don’t Mean a Thing” nel contesto live della registrazione? Quali motivazioni vi hanno portato a questa scelta?

Entrambi gli standard hanno un significato diverso per noi: “It don’t mean a thing” è arrangiato da Michael e arrangiare standard nel suo modo unico è sempre stato parte dell’espressione di Michael. Entrambi pensavamo che la vibrazione di questo arrangiamento si adattasse bene al modo di suonare di Ron, ed è per questo che l’abbiamo scelto.

“All the Things You Are” è uno standard che abbiamo suonato con molti grandi del jazz, da Andy Sheppard a Dave Liebman. Entrambi amiamo questo brano, ed è per questo che l’abbiamo scelto…..

Un jazz fresco e innovativo: la sfida di reinterpretare il passato

L’album è descritto come fresco e innovativo. Essendo una registrazione live in studio, come ha influenzato questo contesto la vostra interazione e l’energia tra voi tre? Quali scelte musicali o concettuali hanno contribuito a creare questa atmosfera?

Una delle cose principali che non volevamo con questa registrazione era semplicemente imitare un gruppo jazz americano e suonare in un modo che Ron Carter ha fatto molte volte unendosi a grandi del jazz! Cercavamo una situazione in cui potessimo ancora suonare la nostra musica, ma ispirati dalla maestria di Ron Carter. Questo significava che dovevamo scegliere brani che rappresentassero il nostro modo di suonare, ma che fossero anche legati alla storia del jazz, rappresentata dal maestro Ron Carter….

Penso che abbiamo trovato una soluzione molto buona, ed è per questo che osiamo descrivere la musica come fresca e innovativa…. 🙂

Il potere dell’improvvisazione: “Old Shaman” e la magia del momento

“Old Shaman” è un brano preesistente di Florian. Cosa ha reso unica l’esibizione con Ron Carter rispetto alle versioni precedenti? Come ha influenzato l’improvvisazione live la sua durata di 10 minuti, e come si sono evoluti la composizione e l’arrangiamento durante la registrazione?

È stata un’esperienza profondamente ispiratrice vedere come Ron sia riuscito a supportare la musica e a mantenere al contempo la sua voce unica. Devo dire che raramente ho vissuto questo in modo così forte e unico, ed è probabilmente anche una delle ragioni principali per cui Ron è una leggenda e per cui così tanti grandi musicisti gli hanno chiesto di unirsi alle loro band. Riesce semplicemente a trovare soluzioni musicali che sono molto logiche ma anche molto sorprendenti nello stesso momento, ed è davvero speciale, direi!

Un Album che Va Oltre la Semplice Esecuzione

The Alpine Session non è una mera registrazione in studio: è un incontro umano e artistico che si traduce in un’esperienza sonora intensa e vitale. L’alchimia tra i musicisti si manifesta in ogni brano, evidenziando una tensione creativa che oscilla tra rispetto e innovazione. Le reinterpretazioni dei classici dell’American Songbook e le composizioni originali si intrecciano in un dialogo serrato, dove ogni nota è il riflesso di un’intuizione condivisa.


Alcuni Momenti Chiave del Disco

  • “It Don’t Mean a Thing” – L’arrangiamento di Michael Arbenz dona una freschezza sorprendente a questo standard di Duke Ellington, trasformandolo in un brano dal groove incalzante.
  • “Alive” – Florian Arbenz esplora la profondità della composizione con un pezzo che vibra di energia creativa, tra intuizioni melodiche e libertà espressiva.
  • “Evolution” – Un omaggio vibrante al Miles Davis Sextet, con un interplay che incarna l’essenza dell’improvvisazione jazzistica. La presenza di Ron Carter conferisce al brano un ulteriore strato di storicità e significato.
  • “Old Shaman” – Un viaggio musicale dal sapore mistico, dove l’improvvisazione diventa un rito collettivo. La versione con Carter ne amplifica la dimensione evocativa, donandole un respiro quasi ancestrale.

The Alpine Session: Dietro le Quinte della Registrazione

La registrazione del 16 marzo 2024 presso il Gabriel Recording non è stata una semplice sessione in studio, ma un evento di profonda esplorazione sonora. Thomas Gabriel ha saputo cogliere e valorizzare ogni sfumatura del suono, mentre il lavoro di mixaggio e mastering di Hannes Kumke ha restituito un prodotto di rara nitidezza. Il design grafico curato da Yuliana Chamorro riflette visivamente l’essenza sofisticata di questo progetto.

Un Cerchio che si Chiude, un Viaggio che Continua

L’ascolto dell’album si conclude con un senso di completezza, come un cerchio che si chiude perfettamente. Brani come Lullaby e All The Things You Are rivelano sfumature diverse dell’espressività musicale: il primo avvolge l’ascoltatore in un’atmosfera delicata e sognante, mentre il secondo, pur mantenendo una melodia dolce, si sviluppa in un ritmo vivace e coinvolgente, spingendo il corpo a muoversi seguendo il flusso dell’improvvisazione. Ogni nota sembra nascere da un dialogo profondo tra i musicisti, in un fluire di idee e sensazioni che trascende il tempo e lo spazio.

Con The Alpine Session, gli Arbenz e Ron Carter non si limitano a eseguire musica: la esplorano, la interrogano, la reinventano. È un album che parla di connessioni – tra generazioni, tra culture, tra passato e futuro – e che si inserisce con autorevolezza nel panorama jazzistico contemporaneo, destinato a essere ricordato non solo per il suo valore tecnico, ma per la sua capacità di emozionare e ispirare.


The Alpine Session – Arbenz vs Arbenz Meets Ron Carter

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