Sembrerebbe che più di un articolo sia focalizzato su Miles Davis, ma non è così.
Parliamo delle esperienze in cui John Coltrane, che militava nel prestigioso Miles Davis Quintet, ha fatto lavorando su brani quali ‘Round Midnight. Un brano, ‘Round Midnight, che in quegli anni sperimenterà e poi vivrà sulla propria pelle lavorando proprio con Thelonious Monk, compositore della celeberrima ballad.
‘Round Midnight
Pubblicato per la etichetta Columbia Records, Round Midnight è un disco, e un brano, eccezionale, con una formazione che annovera, oltre a John Coltrane, Paul Chambers al contrabbasso, Red Garland al pianoforte e Philly Joe Jones alla batteria. Pubblicato nel 1957, ma registrato nel 1955, è il disco di debutto del gruppo che per anni, con la Prestige, farà dischi di grande livello. Sotto la guida di Miles Davis, realizzeranno delle vere e proprie pietre miliari del Jazz, ancora oggi di riferimento.
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In questo brano, l’apertura è quella classica con un’introduzione di Miles Davis dove Coltrane effettua un controcanto prolungato, poi al tema. Con semplicità ma duro come un macigno, il brano si sviluppa inizialmente, fra alcuni stacchi e feel di batteria, con il tema affidato proprio al leader Miles Davis, che lo interpreta e lo valorizza con la sua inconfondibile sordina.
Per quanto magistrale, l’accompagnamento di pianoforte di Red Garland, appropriato sì, risente di un approccio più pacato e legato al mainstream. A mio gusto, l’assenza e l’essenza di Monk sono decisive in tutte le elaborazioni dei suoi brani.
Dopo il tema, con uno stop sulle prime con stacchi delicati poi con irruenza, arriva il treno. Con un tempo raddoppiato, si fa largo il tenore lanciandosi prima su frasi melodiche, a voler stuzzicare l’armonia. Poi riempie, sempre sull’armonia, andando lungo su tutto il chorus. Idee melodiche sì, ma pur sempre molto interessanti e fuori dagli schemi, come qualche sbavatura che fanno del jazz un prodotto vero anche in studio, ma che ci introducono a quella che è l’essenza di John Coltrane.
The trane is in station
Qui il trane è ancora in stazione, sta accendendo i motori, ma ha tutti i presupposti per scrollarsi di dosso l’alea del sassofonista maledetto. Fra gli anni 50 e 60 si ripulisce dalle tossicodipendenze, portando meno casini a casa e più musica, confrontandosi musicalmente con grandi e sui grandi. Apro una parentesi ricordando Tenor Madness, un blues registrato con Sonny Rollins, dove in 12 minuti ascoltiamo i fuochi d’artificio. Qui Coltrane, avendo più spazio e scrollata di dosso una certa timidezza, ci fa capire di più la direzione che sta prendendo in quegli anni.
Pregustiamo quindi quell’irruenza, quella passione che per Coltrane sarà, tanto musicalmente che umanamente, patimento e interiorità, che nell’ascolto suggerito è in fase embrionale, ma che è un tassello molto importante del puzzle e traccia chiaramente la fase musicale del sassofonista.
Approccio tonale, verso il modale, influenza bop-hard bop ancora marcata, ma voglia di uscire fuori dagli schemi che inizia a sentirsi e, nel prossimo articolo, vedremo come sarà sviluppata grazie all’incontro col pianista più eclettico del jazz.
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