Un jazz che arrivi a tutti? Allora dobbiamo ascoltare la musica di Andrea Infusino.
Un jazz che arrivi a tutti, alla maggior parte delle persone, è l’obiettivo che ci siamo posti all’inizio della nostra avventura.
Negli ultimi mesi stiamo scommettendo, in particolar modo, di raggiungere questo obiettivo attraverso la proposta del disco di un chitarrista calabrese: Andrea Infusino. Ora ci spingiamo oltre proponendo una telefonata che abbiamo avuto con lui e nella quale abbiamo tentato di conoscere meglio la sua personalità e la sua musica.
Al momento la musica di Andrea è tutta racchiusa in un unico album che vi abbiamo presentato sia nella versione radiofonica di Jazz in family sia in questo articolo.
Ad esso, però, bisogna aggiungere altre incisioni, come session-man, e diverse collaborazioni e progetti dal vivo.
La nostra telefonata ha preso il via, oltre che con un momento di rottura ghiaccio, con il chiedere qualche informazione sui suoi approcci iniziali alla musica e allo strumento, ma anche da chi aveva ricevuto l’incentivo morale ad intraprendere questo percorso.
Andrea ci racconta che tutto è iniziato intorno ai 13-14 anni in una famiglia, la sua, dove il papà suonava, amatorialmente, la chitarra e suo fratello, più grande di lui, acquistava pacchi di cd di musica jazz.
Oltre al percorso formativo al Conservatorio di Cosenza, Andrea è anche laureato in ingegneria. Gli abbiamo chiesto di dirci qualcosa anche di questo altro aspetto della sua vita.
Da questo che ci dice i due percorsi formativi sono stati complementari e di aiuto tra di loro. Ascoltare musica mentre facevi tutt’altro ti aiutava in quel tutt’altro ma ti aiutava anche nella tua crescita artistica?
A questo punto abbiamo iniziato a parlare del suo disco. La prima domanda prende spunto dal titolo dell’album e della title-track. Cosa significa e come è nato Between 3&4?
3 & 4: oscillando tra i numeri della vita
L’intervista, che pubblichiamo in una forma insolita per non perdere nessun aspetto delle risposte e della personalità di Andrea, prosegue.
Tu dichiari che il disco è fortemente influenzato dalla musica di mostri sacri quali Coltrane, Monk o Parker. Mentre il tuo stile da chitarrista da Wes Montgomery. Perché e fino a che punto?
Un protagonismo diverso della chitarra nel jazz grazie a Wes Montgomery, che spiana la strada a quelli che lo seguiranno. Citiamo McLaughlin, Scofield o Benson…
Volendo fare un paragone, qui in Italia, chi citiamo Franco Cerri?
I brani del cd sono degli inediti composti da te stesso. Come sono nati e, quando sei arrivato in studio, quanto hanno contribuito i tuoi compagni di quartetto nella composizione finale?
Un disco non deve essere solo il compiacimento di un leader o di un singolo musicista
In queste ultime settimane stai vivendo l’esperienza dei concerti, non nuova, ma che stà prendendo corpo anche in date sparse su tutto il territorio nazionale. Come stai vivendo questa fase?
Ecco, per le tournée, suonate e vi muovete sempre insieme, come gruppo, o cogli l’occasione per dar vita, per esempio, a delle session con musicisti residenti?
Non sono certamente queste ultime parole che ci danno l’occasione di presentare, a tutti voi, Andrea Infusino come una persona garbata e rispettosa degli altri. Tutta la telefonata intercorsa tra noi, che và molto oltre questi pochi minuti che leggete/ascoltate, ci spinge a dire bene di questo compositore cosentino.
La telefonata si è conclusa con un amichevole scambio di promesse reciproche. Andrea ci porterà gratuitamente ( 😎 ) con lui in una delle prossime edizioni dell’IJD, appena lo inviteranno. Lui, invece, ci strappa l’impegno a non abbandonare mai questo nostro impegno per la cultura e la musica jazz ( 😳 🙁 Aiutooo!).
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