With Love il nuovo album di Greta Panettieri

Si intitola With Love il nuovo album della cantante Greta Panettieri, un disco da interprete in cui la cantante dona ai propri fans una vera e propria playlist dei ricordi più cari.

È il tuo quarto album firmato Greta Panettieri, vieni da pubblicazioni anche a nome Greta’s Bakery destinate al mercato americano. Cos’è cambiato rispetto a prima nella tua identità musicale?
Più che di un cambiamento parlerei di un’evoluzione.

Il cuore e l’anima musicale sono difficili da modificare ma sicuramente l’esperienza, la conoscenza, lo studio e il tempo possono aiutarci ad ampliare in modo sostanziale la nostra visione di partenza, così tanto da portarci anche molto lontani dal punto di inizio.

Nel mio piccolo ho sempre cercato di stupire me stessa, soffro la noia il che forse mi ha spinto e mi spinge tuttora a cercare sempre note e sonorità diverse. In questo ultimo disco ho cercato ad esempio la calma e la rilassatezza, per la prima volta ho tentato di addolcire quella spinta all’estremo che caratterizza il mio approccio alla vocalità.

Devo dire che è stata una bella sfida. Dall’altra parte ha giocato il fascino dell’interpretazione. Interpretare una canzone già famosa e riuscire a interiorizzarla per darle qualcosa di tuo è molto affascinante e divertente, per niente facile.

La scelta dei brani comunica qualcosa di assolutamente intimo e personale. Si ha l’impressione che siano brani legati con affetto alla memoria. Da dove hai tratto l’ispirazione per sceglierli?

In realtà ho scelto in base a emozioni davvero nascoste nel passato; la maggioranza delle canzoni sono state scelte dopo giorni e giorni passati ad ascoltare pezzi su Spotify e solo quelle che facevano suonare il campanello della memoria sono entrate; come ad esempio Vivere (banchi di scuola-liceo), Goodbye Stranger, Easy, Se io Fossi un Angelo, ma anche quelle canzoni a cui non
sapevi di essere legato, come per esempio Against all Odds. Non sono mai stata una fan sfegatata di Phil Collins, eppure incrociando i suoi brani di quegli anni ho sentito un forte richiamo emotivo. La musica ha il potere di entrarti dentro e rimanere li senza che tu te ne accorga, come gli odori dei vecchi cassetti. Basta un secondo per riportarci indietro nel tempo e farci rivivere esattamente determinati momenti… e cosi’ l’ho inserito.

Poi ci sono un paio di outsiders tipo Attimo per Attimo e Anonimo Veneziano su cui c’è stato un altro tipo di scelta più legata al voler ricordare e omaggiare gli autori dando a questi brani un abito completamente nuovo.

Ascoltando il disco emerge molto il feeling che c’è tra i musicisti. Ci racconti la scelta della formazione?

La formazione è davvero speciale per me.

Andrea Sammartino al piano e arrangiamenti che è non solo mio compagno nella musica ma anche nella vita da ormai 15 anni. Daniele Mencarelli al basso con cui sono praticamente cresciuta, suonavamo insieme già da ragazzini a Perugia. Alessandro Paternesi anche lui conosciuto nel ricco sottobosco musicale perugino anche se qualche anno più tardi data la sua giovane età.

A loro si sono poi aggiunti Flavio Boltro con cui è scattata una grande sintonia e amicizia nata negli ultimi due anni dopo una serie di concerti fatti insieme, e Itaiguara Brandao altro carissimo amico e compagno di tante avventure musicali newyorkesi.

Credo che l’amicizia sia uno degli ingredienti più importanti nella riuscita dell’album. In un certo senso lo scopo era ricreare (in maniera magari più raffinata) quelle sensazioni che si hanno suonando tra amici una sera davanti al caminetto rispolverando vecchie canzoni.

Anche il repertorio ha un po’ questo senso; dopo tutto gli anni 80 e 90 sono stati abbastanza sereni se confrontati con gli ultimi vent’anni.

Molti jazzisti guardano al mercato musicale americano come a un traguardo destinato a pochi. Tu sei tornata in Italia per avere maggiore libertà artistica. L’hai trovata?

Sicuramente l’esperienza in America mi fatto capire che la libertà è la cosa più preziosa per un artista, e non solo. Negli Stati uniti l’ho trovata, soprattutto nelle collaborazioni con artisti molti interessanti di molte provenienze geografiche.

Diversa è stata l’esperienza con la major che, se mi ha insegnato molto, mi ha un po’ costretto e limitato dal punto di vista espressivo e delle scelte.

Cerco di essere libera e sincera in ogni luogo e contesto; innegabilmente in America ho trovato quello che cercavo in quel momento che era appunto la conferma che per fare jazz o per fare musica più in generale non ci vuole il permesso di nessuno, basta solo farlo.

A quale pubblico è rivolto il disco, agli amanti della musica leggera per invitarli a un ascolto jazz, o viceversa?

L’invito è esteso a tutti. Una delle cose che più apprezzo in molti dei miei idoli tra cui Ella Fitzgerald, Quincy Jones, Herbie Hanckok, Miles Davis, ma anche David Bowie e tantissimi altri, è la capacità di riuscire a coinvolgere audience variegate e distanti tra loro, mescolando le carte in tavola, mettendosi in gioco, e magari rischiando di scontentare qualcuno facendo una scelta non conforme alle aspettative del pubblico abituale.

Per un cantante l’esperienza del jazz è incredibilmente stimolante. La ricerca delle note, del suono, del particolare, ma anche cantare una canzone pop con la sua forza emotiva e coinvolgente sono esperienze molto appaganti.

Trovi che ci siano delle differenze , d’ascolto, fra il pubblico americano e quello italiano?

Sicuramente moltissime e nessuna. Credo che la differenza più grande sia come noi ci poniamo; se si riesce a trovare la chiave per aprire i cuori di chi ti ascolta ogni paese può essere “l’America”.

Progetti futuri?

Tanti, sicuramente è ora di fare un bel disco di jazz. Però dopo l’esperienza con Toquinho sento anche un forte richiamo dalle zone più a sud… vedremo.

Abbiamo presentato With Love di Greta Panettieri nella puntata di Jazz in Family – programma radio – del 22 novembre 2018

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